Alitalia prolunga l’agonia in attesa di governo e banche. Ancora da decifrare un eventuale intervento statale. Mentre serve subito credito per 300 milioni di euro

di Maurizio Grosso

Un nulla di fatto che fa capire in maniera più che eloquente la delicatezza della situazione. Dal consiglio di amministrazione di Alitalia, tenutosi ieri, non è giunta nessuna decisione rilevante sul futuro della compagnia di bandiera. E così il vettore rimane appeso al governo, che deve ancora decidere i termini di un eventuale intervento statale, e alle banche, che vengono invocate per un’ulteriore linea di credito da 300 milioni di euro. Insomma, il contesto è quanto mai incerto, e questo rischia di dare ai francesi di Air France ancora più potere contrattuale. In una nota diffusa dopo la riunione dell’organo collegiale, che ha deciso di riaggiornarsi martedì prossimo, la compagnia di bandiera presieduta da Roberto Colaninno si è limitata a dire che l’incontro è stato dedicato allo stato di avanzamento della “manovra finanziaria necessaria a sostenere il nuovo piano industriale 2013-2016”. Peccato, però, che il tempo stringa, soprattutto se si considera che la società ha in cassa poco meno di 130 milioni di euro.

Il governo
Il rinvio delle decisioni che contano, in buona sostanza, è stato dettato dalla necessità di capire come intende muoversi il governo. I sostenitori di un interevento pubblico, infatti, vorrebbero che l’escutivo esplorasse la possibilità di un intervento simile a quello appena perfezionatosi con Ansaldo Energia, rilevata dal Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti (vedi articolo nella pagina a fianco). Il problema, però, è che il Fondo non può intervenire in società in perdita, proprio per previsione contenuta nel suo statuto. E Alitalia nel primo semestre di quest’anno ha subìto un rosso di 289 milioni. Sempre sul tema dell’eventuale intervento dello Stato circolano voci sulla possibilità di coinvolgere la Sace, la società pubblica di assicurazione dei crediti all’export (che comunque è sempre controllata dalla Cassa depositi), o addirittura le Ferrovie dello stato, quasi a rispolverare antichi progetti di costituzione di un unico polo dei trasporti. Su quest’ultima ipotesi, però, in questo momento si sarebbe registrata la freddezza del numero uno delle Ferrovie, Mauro Moretti.

Le banche
Non meno spinoso è il capitolo che riguarda le banche. I maggiori creditori, Intesa Sanpaolo e Unicredit, dovrebbero metter sul piatto altri 300 milioni per dare un po’ d’ossigeno alla compagnia. E per farlo, naturalmente, chiedono chiarezza su come si intenda rianimare un’azienda in stato comatoso. Peraltro la situazione è particolarmente complicata per Intesa, azionista di Alitalia con l’8,85% del capitale. Senza contare il pressing più deciso operato da altri creditori come l’Eni (fornitore dei carburanti) e Aeroporti di Roma.

Air France
In mezzo a tutta questa incertezza rischia di consolidarsi il potere contrattuale di Air France, che nel 2007 aveva proposto di rilevare Alitalia per 2,5 miliardi e adesso può mangiarsela sborsando pochi spiccioli. Ma i francesi, che pure non se la passano economicamente bene, non vogliono rilevare Alitalia accollandosi il suo debito da un miliardo di euro.Tra l’altro, almeno ieri, sono state smentite le voci su pesantissimi tagli di personale che Air France vorrebbe realizzare una volta fagocitata la compagnia di bandiera. Insomma, anche su questo versante la situazione è sempre più complicata. Non resta che aspettare le risposte che arriveranno dal nuovo Cda in programma per martedì prossimo.