Alla Camera si decide la nuova Costituzione, ma gli onorevoli se ne fregano: Aula vuota per le riforme

L'Aula della Camera, all'inizio della discussione sulle riforme, si presenta desolatamente vuota. Mentre Matteo Renzi parla di "giornata storica".

Più che un’Aula parlamentare, sembra un’aula di scuola all’ultimo giorno. Eppure alla Camera c’è in agenda un tema fondamentale per la democrazia: la nuova Costituzione, riscritta dal ddl Boschi. Tanto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, su Twitter ha parlato di “giornata storica”. Perché si tratta dell’ultima lettura prima del referendum previsto in autunno sulla nuova Costituzione.

Ma all’inizio della discussione, la visione dell’emiciclo era sconcertante: appena una manciata di deputati (su un totale di 630 onorevoli) seduti ad ascoltare il collega Emanele Fiano (Pd), relatore del testo. Certo, è comprensibile che il voto non preveda grande suspence: a Montecitorio la maggioranza ha numeri schiaccianti. Ma non basta a giustificare un tale assenteismo. Se non con una ragione: il lunedì mattina i deputati rientrano con molta calma.

Polemica dell’opposizione sulle riforme
Il deputato di Forza Italia, Elio Vito, ha anche replicato al premier: “Banchi del governo vuoti per la ‘giornata storica sulle riforme costituzionali’ voluta da Renzi”. Insomma, anche tra i ministri non si respira il clima del grande appuntamento. Sul piano pratico, le opposizioni hanno chiesto uno slittamento del voto sulle riforme. “Da qui a dieci giorni il governo sarà di fatto sottoposto a doppia fiducia: il referendum sulle trivelle e il voto di sfiducia”, ha detto il capogruppo di Sinstra italiana alla Camera, Arturo Scotto.

Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, ha attaccato: “C’è un clima pesantissimo, in un’Aula vuota. Questa è l’immagine che diamo al paese, di un parlamento che sta per fare la riforma piu’ importante della storia della Repubblica e lo facciamo in un clima di conflitto esasperato, con un provvedimento approvato a colpi di maggioranza”. Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Dell’Orco del Movimento 5 Stelle: “”Che senso ha votare le riforme quando il 19 si voterà la sfiducia e non si sa se il Governo ci sarà ancora?”.