Allarme Lago Bianco, lo scempio ambientale nel Parco dello Stelvio approda a Bruxelles

Approderà il 18 marzo a Bruxelles, grazie ad una petizione del comitato "Salviamo il Lago Bianco", la vicenda del lago nel Parco dello Stelvio minacciato dalle ruspe.

Allarme Lago Bianco, lo scempio ambientale nel Parco dello Stelvio approda a Bruxelles

La questione “lago Bianco” (il lago nel Parco dello Stelvio minacciato dalle ruspe) approderà il 18 marzo a Bruxelles, grazie ad una petizione inviata dal Comitato “Salviamo il Lago Bianco”, che fin dall’apertura del cantiere si sta mobilitando per evidenziare i danni ambientali che questo starebbe creando. I lavori sono al momento sospesi. Ma non interrotti. Il progetto (del Comune di Valfurva e della Società Santa Caterina Impianti, pensato per alimentare la pista da sci di fondo Valtellina, dove si è disputata la Coppa del Mondo di sci di fondo nel 2001 e nel 2008, con uno sguardo alle Olimpiadi del ’26) è ancora lì. Fermo, ma incombente.

Approderà il 18 marzo a Bruxelles, grazie ad una petizione del comitato “Salviamo il Lago Bianco”, la vicenda del lago nel Parco dello Stelvio minacciato dalle ruspe

“La petizione che abbiamo inviato a dicembre è stata giudicata ammissibile e verrà discussa in plenaria”, si legge sul sito Facebook del comitato. “Visto il totale immobilismo di tutti gli enti nazionali chiamati in causa ci affidiamo alla Giustizia Europea”, aggiunge il Comitato. Il cantiere, aperto a luglio, è stato chiuso ad ottobre, poco prima dell’arrivo della stagione invernale, in via precauzionale, dopo che anche dal Parco Nazionale dello Stelvio era giunta la richiesta di sospensione per verificare gli effettivi danni.

È stato lo stesso Sottosegretario regionale Mauro Piazza a informare il Consiglio Regionale lunedì scorso che “tutti i lavori in corso nelle aree limitrofe al cantiere del Lago Bianco sono sospesi in via precauzionale e che “Regione monitorerà il cantiere” per “verificare situazioni che abbiano comportato alterazioni o compromissioni del patrimonio naturalistico”. Per evitare il prosciugamento totale del bacino, il progetto prevede di pompare l’acqua del torrente Gavia, mille metri più in basso, grazie a una tubazione lunga 9 km. “C’è un evidente accanimento contro il Lago, che a causa dei cambiamenti climatici ed in particolare della progressiva scomparsa dei ghiacciai, è destinato alla morte – dice  Matteo Lanciani, referente del Comitato – Senza contare che la realizzazione di questo progetto contribuirà alla condanna del turismo naturalistico, che invece andrebbe potenziato”.

In arrivo le ruspe nella zona protetta istituita dopo la condanna Ue per un altro disastro ecologico

“Se i cambiamenti climatici non portano la neve – aggiunge Lanciani –  la neve porta cambiamenti climatici. Neve artificiale, nel secondo caso. Quello che è stato fatto al Lago Bianco va fuori da qualsiasi tipo di logica, legge o autorizzazione. Siamo in un contesto geografico che prevede delle tutele per via del pregio naturalistico: è interno alla Zona di Protezione Speciale (ZPS) della Riserva Statale Tresero-Dosso Vallon, istituita tra l’altro a seguito di precedenti danneggiamenti al territorio. I lavori in corso infrangono inoltre la normativa europea a tutela della Rete Natura 2000. Ciò che si sta svolgendo al Lago Bianco lo riteniamo assolutamente abusivo e dannoso dell’equilibrio naturale”.

Per l’innevamento artificiale di una pista da sci di fondo, vogliono distruggere uno degli ultimi ambienti alpini incontaminati, per di più in una zona protetta

Così ha scritto un cittadino al Direttore del Parco dello Stelvio: “Proprio qui: non solo nel cuore del Parco Nazionale, ma in questa “Zona di Protezione Speciale”, nata nel 2007 a titolo di compensazione a seguito di una procedura di infrazione europea: di una condanna quindi, causata da altri lavori in violazione delle regole, per i Mondiali del 2005. Proprio qui, a 2600 m., dove il paesaggio è mozzafiato, dove non si può spostare un sasso o raccogliere un fiore. I comuni interessati di Valfurva e di Bormio, la Provincia, la Regione, lo Stato: tutte queste istituzioni hanno dato il loro consenso. Pietà l’è morta”. Sarà ora da capire se un eventuale voto del Parlamento europeo basterà a convincere anche Regione Lombardia a rivedere del tutto i piani.