Ridotti a prendere lezioni di diritto dal governo libico… È la triste condizione dell’esecutivo di Giorgia Meloni, superato ieri in tema di diritti umani e crimini contro l’umanità (il che è tutto dire) dalle autorità di Tripoli, le quali hanno ordinato l’arresto del generale Osama Almasri Anjim e il suo rinvio a giudizio con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro.
Una figuraccia internazionale
Sì, si tratta dello stesso Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale che il governo italiano ha liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che polizia e magistratura lo avevano fermato a Torino lo scorso 9 gennaio. Una figuraccia internazionale che ha scatenato le opposizioni. “Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale ‘solo fino a un certo punto’, come per il governo italiano. Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”, commenta la segretaria Pd Elly Schlein.
Baldino: “La liberazione di Almasri? Peggio del caso Ruby”
“Sì, è lo stesso che il governo Meloni aveva sottratto al giudizio della Corte penale internazionale (Cpi). Quella scelta non fu una svista. Fu una decisione politica, rivendicata dalla stessa Meloni che qualche settimana fa, dopo mesi di assenza, non ha esitato a presentarsi in aula per salvare i suoi ministri dal processo su questa vergogna internazionale”, dice invece l’M5s Vittoria Baldino.
“Ma c’è un fatto ancora più inquietante”, aggiunge Baldino, “mentre la Procura libica, per arrivare all’arresto, ha chiesto aiuto alla Cpi per acquisire le prove delle torture, l’Italia ha scelto non solo di ignorare il mandato di cattura ma, ancor peggio, di mettere in discussione l’autorevolezza e la legittimità della Corte stessa”. “Mai caduti così in basso. Peggio, molto peggio di quando Giorgia Meloni votò in Parlamento perché Rubi fosse la nipote di Mubarak”, conclude Baldino.
E spunta la quarta versione dell’accaduto da parte del governo
Dopo il primo imbarazzo (“Non me ne sto occupando”, ha balbettato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani), il governo ha fatto trapelare che “l’Esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025”. E che in quella data il Ministero degli Esteri italiano ha ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato – proseguono le stesse fonti – ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il Governo italiano ha giustificato alla Cpi la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia. Insomma l’ennesima versione di quanto accaduto.
Opposizioni unite nel chiedere un’informativa urgente
Intanto tutte le opposizioni hanno chiesto alla Camera una informativa urgente del governo. Federico Cafiero De Raho parla di “immagine deprecabile” che l’esecutivo ha fatto fare al Paese. “Spero che il governo abbia tirato un sospiro di sollievo, che sia stato felice” dell’arresto, ha ironizzato l’Avs Marco Grimaldi, “la verità è che oggi un torturatore, un assassino, uno stupratore è stato finalmente arrestato”.
Per la dem Debora Serracchiani “Nordio è venuto qui a raccontarci tre o quattro storie diverse, Piantedosi ha detto che era per sicurezza nazionale e Mantovano ha ritenuto di riaccompagnarlo a casa con un volo di Stato. Abbiamo perso credibilità”. Quindi ha chiesto a maggioranza e governo di “fermarsi” sul conflitto di attribuzione sollevato per Giusi Bartolozzi.
Salvati gli uomini di governo, resta aperta la vicenda Bartolozzi
Il riferimento è al capo di gabinetto di Nordio, accusata di false dichiarazioni al pm, l’unica ancora indagata per la liberazione del generale libico. La premier Meloni era stata invece archiviata dal Tribunale dei ministri il 4 agosto scorso, mentre per Nordio, Piantedosi e Mantovano il 9 ottobre la Camera aveva negato l’autorizzazione a procedere.
Un salvataggio che il centrodestra mira ad assicurare anche a Bartolozzi, sebbene il reato del quale è accusata non sia legato a quelli che erano contestati ai ministri. Tanto che per la dirigente la maggioranza ha puntato a sollevare un conflitto d’attribuzione davanti alla Corte Costituzionale nei confronti del Tribunale dei ministri e della Procura di Roma. Una volontà confermata in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere, che ha dato il via libera alla proposta.
Il caso Almasri alla Consulta
Infine, lunedì sera la Corte d’Appello di Roma ha rimandato alla Consulta proprio la vicenda Almasri, chiedendo, in sostanza, se per un soggetto gravato di una richiesta d’arresto della Cpi intercettato in Italia, bisogna attendere il parere del ministro della Giustizia o si può procedere all’arresto con un’interlocuzione diretta tra la procura generale e la Cpi? Nel caso del generale libico l’arresto fu eseguito ma poi non arrivò la risposta del ministro alle richieste del procuratore generale e il comandante libico fu scarcerato e rimpatriato. Fu giusto così? Chiede ora il tribunale.