Alt agli studi di settore. L’agenda degli artigiani per resistere alla crisi. Parla il presidente della Cna, Vaccarino: “Da Conte prime risposte costruttive”

La situazione è gravissima, ma il peggio deve ancora venire. Per questo il presidente della Cna, la maggiore Confederazione nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa, Daniele Vaccarino, dà atto al Governo di aver preso tempestivamente i primi impegni necessari ad affrontare le ricadute economiche del Coronavirus. “Quanto costerà tutto questo alle aziende e ai lavoratori autonomi – dice a La Notizia – lo quantificheremo solo tra molti mesi, forse anni. Tutto dipende da quante risorse potremo utilizzare per tamponare il crollo degli ordini e dei fatturati, e da quanto tempo durerà l’emergenza”.

Chi se la passa peggio?
“Di alcuni comparti economici si è ampiamente parlato. Il turismo, il settore areo e dei viaggi in generale sono in caduta libera. Ma c’è anche altro di cui si è detto meno. Le attività di catering, di ristorazione, i taxi e gli autonoleggio con conducente, tutto il manifatturiero sono altrettanto alle corde. La gelata invece si sentirà più avanti nell’agroalimentare, una volta finito l’accaparramento di scorte dei primi giorni dell’epidemia”.

Cna con le altre associazioni datoriali ne ha discusso a Palazzo Chigi. Che avete ottenuto?
“Diciamo subito che abbiamo trovato in Conte e nei ministri presenti al tavolo di confronto un atteggiamento positivo e costruttivo. Lo stesso spirito di grande industria e piccola impresa, che pur con esigenze specifiche diverse stanno remando nella stessa direzione. Lo scenario è talmente preoccupante da non giustificare adesso alcuna divergenza. E il rinvio delle scadenze fiscali e dei pagamenti è già un aiuto concreto”.

Un buon inizio. Però i danni stimati all’economia nazionale sono ben maggiori delle risorse che si potrà reperire per ammortizzare il colpo…
“Vero, ma il problema adesso non sono solo i soldi. La prima richiesta che abbiamo messo sul tavolo è lo slittamento di almeno un anno dell’Isa, cioè i nuovi studi di settore, che non potranno essere in alcun modo attendibili visto che i ricavi di questi mesi di magra non sono paragonabili con quelli storici delle diverse attività. Poi ci sono gli interventi diretti, come i voucher per le famiglie e per chi dimostrerà di aver perso il reddito. Sostegni che vanno applicati a tutto il Paese, non solo alle zone rosse dove attualmente è più esteso il contagio”.

Non teme così il fenomeno dei furbetti, com’è per i falsi invalidi o per il Reddito di cittadinanza?
“Una piccola quota di approfittatori è fisiologica. Ma qui stiamo parlando di sostenere l’ossatura dell’economia nazionale, che è fatta di artigiani e piccole imprese che rischiano di saltare in massa, facendo precipitare il Prodotto interno lordo talmente in basso per cui sarà poi estremamente dura risollevarsi”.

Le previsioni già prima del Coronavirus non erano esaltanti.
“Esatto. Stavamo su un livello di crescita davvero sottile, che possiamo dire di aver già bruciato. Per questo servono gli altri provvedimenti che la Cna chiede da tempo, ma con risorse aggiuntive. Mi riferisco al credito d’imposta sulle ristrutturazioni edilizie, che non può essere messo in carico alle imprese, ma dovrebbe essere possibile cedere a terzi, a partire dalle banche. Proprio sul mondo del credito va fatta più che una moral suasion per liberare liquidità, e la moratoria che Gualtieri ha detto di voler inserire nel prossimo decreto è significativa. Non possiamo lasciare al loro destino quelle attività che producono ma ricevono i loro pagamenti con molto ritardo. Parallelamente non vanno fermati i pagamenti delle pubbliche amministrazioni”.

Torna il mostro della burocrazia, insomma?
“Altro che! Le piccole imprese e il mondo artigiano comprendono perfettamente le esigenze di trasparenza e di argine al malaffare nelle gare pubbliche, ma il ponte di Genova si sta costruendo a velocità da primato grazie ai poteri speciali dati a un commissario di governo. Ecco, se non vogliamo trovarci sulle stesse macerie applichiamo almeno lo stesso criterio nei piccoli e medi appalti, stabilendo soprattutto un temo massimo oltre il quale non ci sono più ricorsi al Tar, lungaggini degli uffici e autorizzazioni che tengano. In questa fase di incertezza, dare dei punti di riferimento a chi investe è un altro grande sostegno, che muove l’economia e pure a costo zero”.