Altro che bancomat a bordo. I tassisti non ne vogliono sapere: il cash resta sacro. E l’obbligo di legge viene tradito

Altro che bancomat a bordo. I tassisti non ne vogliono sapere: il cash resta sacro. E l'obbligo di legge viene tradito

Roma o Milano, la differenza è impercettibile. Il fatto è che in Italia sembra che i tassisti non ne vogliano proprio sapere di accettare i pagamenti con moneta elettronica, pur essendovi obbligati della legge. In effetti è scattato da più di un anno l’obbligo di accettare pagamenti elettronici. Ovviamente il cliente è ancora libero di pagare in contanti, ma nel caso voglia usare la carta l’esercente la deve accettare. L’obiettivo di questa misura è quello di tracciare il più possibile i pagamenti evitando l’evasione. La diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, inoltre, comporta importanti risparmi in termini di costi per il sistema.

LA SITUAZIONE
Nei Paesi industrializzati il costo sociale legato alla produzione e all’utilizzo del contante rappresenta ancora la parte più consistente del costo complessivo dei servizi di pagamento al dettaglio: si tratta dell’1% del Prodotto interno lordo per i Paesi dell’Unione europea. Un’operazione, quella del Pos, che però viene criticata dai tassisti. “Per affittare il Pos pago 120 euro l’anno. In più, prendendo ad esempio una corsa equivalente a 20 euro, a causa delle commissioni guadagnerei circa 19 euro e 60”, hanno spiegato senza troppi giri di parole a La Notizia alcuni tassisti interpellati in una delle più importanti stazioni taxi di Roma. Già, le commissioni. Una “spina nel fianco”, secondo la categoria: “Non si vede perché pagare la commissione. Soprattutto quando c’è poco lavoro. Inoltre, su quel poco che si guadagna, prendono pure il due percento”.

I COSTI
Insomma, il disegno di legge sull’utilizzo del Pos continua a suscitare polemiche. Anche perché, come qualsiasi servizio, il Pos ha un suo costo e con gli attuali contratti forniti dai vari istituti bancari non parliamo nemmeno di pochi soldi. In media infatti è previsto un costo di attivazione attorno ai 50 euro, un canone mensile che spazia dai 9 ai 70 euro a seconda del tipo di apparato che viene dato in comodato d’uso (più costosi i sistemi basati su scheda del telefono e meno quelli che si agganciano ad una linea telefonica classica) e dulcis in fundo una trattenuta su ogni transazione che può andate ad una percentuale che varia dal 1,5% a 7% con un minimo di 0,9 euro ad un fisso di 3/7 euro che verrà prelevato dalla banca ad ogni strisciata.

IL CONFRONTO
Dunque, se da un lato è condivisibile la spinta verso l’utilizzo dei pagamenti elettronici per un sinonimo di modernità (l’America ci fa da esempio), dall’altro le categorie in un modo o nell’altro tenute a farlo riescono sempre a trovare un pretesto per esigere i contanti. Con buona pace dei consumatori.