Altro che certificata. La pista da Bob olimpica non è sostenibile

Per Rosa (FdI) la pista da Bob olimpica di Cortina ha il bollino Envision. Ma il nuovo progetto non è mai stato verificato.

Altro che certificata. La pista da Bob olimpica non è sostenibile

La tanto criticata nuova pista da Bob di Cortina, “che per l’opposizione è inutile e dannosa per l’ambiente, sarà la prima infrastruttura sportiva al mondo ad ottenere la certificazione Envision, che è la certificazione di qualità delle infrastrutture più completa che ad oggi è possibile ottenere”. Così il 20 marzo scorso il vicepresidente della commissione Ambiente e Lavori pubblici, il senatore di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa, concionava sicuro in Senato, illustrando i benefici dell’approvando DDL olimpiadi. Un decreto nato per “accelerare la realizzazione delle opere indispensabili per la riuscita delle Olimpiadi Milano – Cortina 2026”, spiegava Rosa, con il suo “Piano degli interventi per complessivi 3 miliardi di euro per circa 110 interventi infrastrutturali.

Per Rosa (FdI) la pista da Bob olimpica di Cortina ha il bollino Envision. Ma il nuovo progetto non è mai stato verificato

Anzi, aggiungeva impavido il senatore all’indirizzo delle opposizioni – fermamente contrarie allo scempio di una pista che costerà oltre 120 milioni di euro (contro i già folli 80 preventivati), il cui cantiere ha già causato l’abbattimento di centinaia di larici secolari e che, soprattutto, rischia di non essere pronta per i giochi – che la certificazione Envision “analizza l’opera sotto il profilo dell’efficacia dell’investimento, del rispetto dell’ecosistema, del rischio climatico e ambientale, della durabilità della leadership e del miglioramento della qualità della vita”. Quindi, terminava l’infervorato Rosa: “La famigerata pista di bob, che sarà in parte bonificata, in parte recuperata e migliorata costituirà un fiore all’occhiello per Cortina!”.

Peccato che l’annunciata “certificazione Envison” ancora non ci sia. E non si sa se arriverà mai. La verità (assai diversa da quella riportata da Rosa in Parlamento) è che la società di certificazione terza ICMQ, che applica il protocollo Envision, aveva dato una pre-approvazione nel 2023 al primo progetto della pista di Cortina. In pratica, aveva detto che l’opera sarebbe stata certificabile, in base alle carte che aveva analizzato. Ma, naturalmente, la certificazione vera e propria sarebbe arrivata solo a pista consegnata. Già qualcosa, si potrebbe pensare. Invece neanche quella. Perché di quel progetto del 2023 è rimasto poco (visto che nessuna società ha partecipato ai bandi per realizzarlo). Tanto che del progetto è stata ripresentata una versione “Light”, quella sì appaltata di recente alla Mangiarotti.

I progetti della “versione light” della pista non sono mai stati esaminati a ICMQ

Ma i progetti della “versione light” della pista, a quanto risulta a La Notizia, non sono mai stati esaminati a ICMQ. Quindi, niente pre-certificazione… A riprova, il fatto che, come spiegano fonti della ICMQ, “tutte le nostre opere certificate appaiono sul sito envisionitalia.it”. E, spulciando il sito si trova La Gronda di Genova, la Stazione di Pesaro e quella di Cattolica, fino al Parco Eolico di Vaglio. Ma di piste da bob di Cortina neanche l’ombra… Inoltre la società Simico, che fino al DDl al vaglio in queste ore alla Camera, dopo essere stato approvato dal Senato, era titolare di tutti gli interventi, non ha mai detto una singola parola su una certificazione terza. Tutti dettagli sfuggiti a Rosa, evidentemente. E sì, che come vice-presidente della Commissione ambiente del Senato, forse certi dettagli dovrebbe saperli… Ma Rosa, durante la sua apologia olimpica, si è dimenticato di aggiungere anche un altro particolare assai rilevante, riguardante i costi di mantenimento della pista.

Parlando del rischio che i costi di gestione – una cifra tra gli 1,2 e gli 1,5 milioni l’anno – travolgano il bilancio del Comune di Cortina, Rosa ha ricordato che in commissione la vicepresidente di Regione Veneto, Elisa De Berti, “ha chiarito che la gestione sarà a carico della Provincia di Trento e Bolzano, delle federazioni sportive e della Regione Veneto”, per i prossimi 15 anni. Ciò che però ha taciuto è che Trento e Bolzano per la pista useranno i soldi che ogni anno versano nel Fondo Comuni Confinanti. Quindi, a pagare saranno i comuni del Bellunese, rimasti fuori dal circo olimpico. In tutto ciò, ieri è stato approvato alla Camera il DDl, che sposta da Simico ad Anas la gestione dei cantieri.

E una domanda è rimasta inevasa: quanti soldi “sono già stati spesi”, visto che solo “lo spot di lancio della pista, commissionato dalla Simico, della durata di un minuto” andato in onda “è costato 40mila euro”, come ha sottolineato l’on. Luana Zanella (Avs)? Zanella ha anche raccontato di come la “Pizzarotti abbia assunto 90 operai iper-specializzati dalla Norvegia sostenendo che ‘i norvegesi sono abituati a lavorare con le temperature bassissime che fanno a Cortina!”. “Quante storie e fantasie dobbiamo far accompagnare questo progetto sciagurato?”, si è chiesta.