Altro che cinema culturale, fiumi di soldi statali per tutti

di Carmine Gazzanni

Se ci dicessero che per produrre film come “Una cella in due” con Maurizio Battista, Massimo Ceccherini ed Enzo Salvi i contribuenti hanno versato 250 mila euro, difficilmente ci crederemmo. Così come forse non crederemmo di aver versato 1,1 milioni per “Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso” di Giovanni Veronesi o uno per “Ex” o, ancora, 400 mila per “Amici miei. Come tutto ebbe inizio” di Neri Parenti. Invece no: tutto vero. Così com’è vero che questi finanziamenti vengono giustificati perché film ritenuti “di interesse culturale”. Ed ecco allora che anche quest’anno alcuni lungometraggi – sui quali si fa quantomeno difficoltà a parlare di “interesse culturale” – hanno goduto di lauti sussidi. Alcuni esempi. L’ultimo film di Rocco Papaleo “Una piccola impresa meridionale” ha goduto di un contributo pubblico, stanziato nel 2012, pari a 650 mila euro, mentre l’ultima delibera di fine anno del Dipartimento Cinema del Mibac ha assegnato 400 mila euro al film “Latin lover” di Cristina Comencini, 900 mila ad “Allacciate le cinture” (film di Ozpetek che vede tra i protagonisti l’ex tronista Francesco Arca) e 300 mila al nuovo film di Carlo Verdone “Sotto una buona stella”. Insomma, quello che sembra è che spesso anche quando la dicitura “interesse culturale” risulterebbe abbastanza opinabile, tanti possono accedere ai fondi stanziati dal ministero per la realizzazione dei film. Colpa del meccanismo, dicono gli addetti ai lavori. Dei 100 punti totalizzabili, infatti, 60 sono a discrezione della commissione e 40 invece sono attribuiti in maniera automatica (si tiene conto se il film è girato in Italia, se il regista è italiano, se lo è il cast etc). E spesso è proprio su tali criteri che si giocano i finanziamenti.

Il film non c’è
Ad essere considerati di “interesse culturale”, però, non sono solo i lungometraggi presentati da registi affermati. Una quota, infatti, è riservata anche alle “opere prime e seconde”. Un modo per sussidiare quei registi alle prime armi che difficilmente troverebbero lauti finanziamenti. Peccato, però, che non sempre poi si arrivi alla realizzazione del lungometraggio. Siamo ancora in attesa, ad esempio, di vedere nelle sale “Leone nel basilico” di Leone Pompucci che nel 2010 ha ricevuto 800 mila euro. Stesso discorso anche per “Non c’è problema” di Paolo Ruffini che nel 2011 ha ricevuto 150 mila euro, esattamente come “Ricorda: il tuo secondo nome è libera” di Maria Cristina Leonetti o “L’estate sta finendo” di Stefano Tummolini (finanziamento, questo, del 2010). Spesso, poi, sono i figli d’arte a cadere in fallo. Nel 2010 Mariantonia Avati (sì, la figlia di Pupi) ha ricevuto 450 mila per “Una lunga scia di stelle”, di cui però al momento non si vede nemmeno l’ombra.

Più incassi e più ti pago
I contributi non finiscono qui. Accanto ai sussidi stanziati in pre-produzione, ne spuntano anche altri a cui si accede a lavori già terminati e di cui godono autori e case di produzione. Ed anche in questo caso ecco l’assurdo: i soldi sono distribuiti in maniera automatica sulla base degli incassi. Ergo: a goderne sono proprio coloro che non ne avrebbero affatto bisogno perché casomai sbancano il botteghino. Insomma, più incassi più ti pago. Dei 32 contributi assegnati nel 2012 sugli incassi a produttori (per un totale di oltre 19 milioni), il contributo più alto è andato alla Filmauro per “Natale a Beverly Hills” (2,3), poco più di quanto stanziato per la Levante (1,9) per “Io e Maryilin”. A godere sono le grandi produzioni: complessivamente a Cattleya, Fandango, Filmauro e Medusa è andato circa il 60% del contributo. Discorso analogo anche per gli autori: 45 contributi per un importo totale di 777 mila euro. Il più alto – 56mila – è andato a Leonardo Pieraccioni per “Una moglie bellissima”. A ricevere l’importo maggiore però Neri Parenti (109 mila) per i tre “Natali”: a Rio, in Crociera e a New York.

 

Maxi-assegni anche da regioni e Film Commission

Il principio secondo il quale è necessario che siano le casse pubbliche a finanziare la cultura è sacrosanto, ci mancherebbe. Ecco perché sono più che legittime le critiche che arrivano dal mondo della cultura ai tagli spaventosi a causa della crisi. Eppure i soldi pubblici che annualmente finiscono nelle casse di produttori e autori di film non sono affatto pochi. L’errore, più che nell’intento, sta nel meccanismo. Non fosse altro che troppi sono gli enti e le istituzioni che foraggiano la produzione di opere cinematografiche che spesso poi si ritrovano anche a sbancare il botteghino. Insomma, una grande confusione di cui poi a godere sono spesso autori e case di produzione che non avrebbero affatto bisogno dell’aiutino pubblico.
Accanto al Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) da cui si prendono soldi poi per sussidiare tanto le opere “di interesse culturale” quanto i contributi per gli incassi, altri fondi sono garantiti dalle regioni, dalle Film Commission, dall’Europa, dall’Arcus (partecipata al 100% dal Mibac) e finanche dal Lotto. Quello che ne esce è un monte di soldi che fa rabbrividire. Secondo l’ultimo rapporto stilato a fine 2013 e relativo all’utilizzazione del Fus nel 2012 l’attività cinematografica è stata finanziata per 76,5 milioni di euro, in aumento rispetto al 2011. È, quella filmica, la seconda attività più sussidiata, seconda solo a quella lirica (a cui vanno ben 193 milioni di euro). A questo fondo, però, bisogna aggiungere anche altre entrate, monitorate da Cineconomy, il centro studi dell’Ente per lo spettacolo. Ed ecco il risultato: tra finanziamenti diretti delle regioni (15 milioni), Film Fund gestiti dalle stessi regioni (17), quelli gestiti da Film Commission (8) e quelli interistituzionali (4) nel 2012 la cinematografia ha goduto di ulteriori 44 milioni di euro (nel 2011 erano stati solo 30) che, in aggiunta, ai soldi stanziati dal Fus porta il contributo pubblico a oltre 120 milioni di euro. Ma non finisce qui. Non poteva mancare l’Europa. Tra i tre fondi che sussidiano opere europee – Media, Media Mundus e Euroimages – in Italia sono arrivati nel 2012 ulteriori 7 milioni di euro di cui hanno goduto solo 98 destinatari richiedenti.