Per Giorgia Meloni i salari crescono. Da quando c’è lei al governo per gli stipendi degli italiani la situazione è nettamente migliorata. A smentirla ci ha già pensato l’Istat, ma ora un’altra conferma arriva anche da chi sembra aver adottato una linea decisamente morbida nei confronti del governo, ovvero la Cisl.
Le retribuzioni contrattuali sono cresciute nel primo semestre dell’anno, ma non c’è nulla di cui stupirsi. Parliamo di una dinamica normale, con un aumento del 3,5%. Il problema è un altro e lo scrive la stessa Cisl nel suo report: se guardiamo al dato depurato dall’inflazione, i salari restano inferiori di circa 9 punti rispetto al 2019.
Altro che salari in crescita, il disastro degli stipendi in Italia
In questo periodo l’inflazione è stata del 17,4% mentre l’aumento salariale monetario è stato dell’8,3%. E, aggiungiamo, i recenti aumenti sono solo una normale conseguenza – peraltro in netto ritardo – della crescita del costo della vita degli ultimi tre anni. La Cisl sottolinea che comunque la situazione migliora considerando l’intervento fiscale.
I redditi da lavoro dipendente infatti sono cresciuti del 14,5% nell’area “bassa”, con un divario residuo rispetto all’inflazione di poco meno di 3 punti. Sono invece cresciuti del 14,9% nell’area mediana con un divario residuo di 0,5 punti e del 12% nell’area alta (divario di 5,4 punti).
Le retribuzioni contrattuali monetarie sono quindi cresciute del 3,5% nel primo trimestre mentre per l’intero 2025 ci si attende un dato consolidato al 3,1%. La conclusione, per la Cisl, è che è necessario accelerare sui rinnovi contrattuali per continuare a recuperare il potere d’acquisto, approfittando di un’inflazione oggi più contenuta.