Altro che dialogo, la destra diserta gli Stati generali. Si parte sabato con von der Leyen, Sassoli e (forse) la Lagarde. Spazio alle archistar Fuksas e Piano

Si lavora febbrilmente a Palazzo Chigi per ultimare l’agenda e gli inviti per gli Stati generali dell’Economia promossi dal premier. Ma intanto dall’elenco dei partecipanti vanno depennate le opposizioni. Lega, FdI e Forza Italia hanno deciso che non andranno. I tre partiti hanno ribadito di essere pronti a confrontarsi soltanto in occasioni e sedi istituzionali. “Più sede istituzionale di quella di villa Pamphilj non si può. Dire che io mi sottragga al confronto col Parlamento è accusa ardita”, replica il premier. Giuseppe Conte ieri ha proseguito – presente anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – gli incontri con i ministri. Poi toccherà ai gruppi della maggioranza che il premier incontrerà separatamente per un percorso che, dice Conte mettendo a tacere le polemiche dei giorni passati, dev’essere il più possibile “condiviso”.

Il calcio d’inizio della kermesse era previsto per venerdì. In agenda c’erano le opposizioni. Ora slitta a sabato quando toccherà agli interlocutori europei e internazionali, come la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che parteciperanno in videoconferenza. Tra gli invitati illustri in forse è la presidente della Bce, Christine Lagarde. La settimana prossima partirà il confronto con le parti sociali. Lunedì, annuncia il premier sciogliendo un rebus, Vittorio Colao ci sarà e relazionerà sul piano svolto dal suo team: “Un buon lavoro che ci sembra giusto omaggiare. Che ha ricevuto delle critiche, certo, ma è normale, ci stanno”.

In via di definizione la lista delle menti brillanti che dovrebbero dare il loro contributo. Si parla di rappresentanti del mondo dell’economia, della cultura, dell’ambiente. Si sono fatti i nomi di Renzo Piano e Massimiliano Fuksas. I cronisti e le telecamere dovrebbero restare fuori dai cancelli salvo per una conferenza stampa a conclusione dei lavori. Sul tavolo da sottoporre al confronto ci sarà un documento per il rilancio del Paese che sta mettendo a punto il premier, con il contributo di tutto il governo in un’ottica di collegialità, articolato in diversi capitoli che potrebbe incrociare il Piano nazionale delle riforme che l’esecutivo deve portare in Consiglio dei ministri entro giugno.

Il premier non esclude, intanto, un altro scostamento di bilancio. Entro autunno le proposte del Recovery plan dovranno essere girate all’Europa per accedere alle risorse del Recovery fund (che potrebbero arrivare per l’Italia fino a 172 miliardi). In quel documento, a ogni modo, sarà possibile verificare quante delle proposte Colao verranno recepite. Il piano del manager ha sedotto più le opposizioni che la maggioranza. Temi come la voluntary disclosure hanno irritato quasi tutti i partiti, dal Pd al Movimento 5 Stelle a Leu. Che continuano a ripetere che le decisioni spettano alla politica. Se i dem pur avendo dato il via libera agli Stati generali continuano a rimanere guardinghi (“L’importante è che non diventino una passerella”, dicono), più entusiasmo si percepisce dalle parti di Leu e M5S. “Massimo sostegno” all’iniziativa arriva dal ministro e capodelegazione dei Cinque Stelle Alfonso Bonafede. Per Iv se Ettore Rosato mette in guardia, come il Pd, dall’effetto passerella il ministro Elena Bonetti giudica l’evento “un’occasione importante”.