Altro che festa della donna. Redditi più bassi dei colleghi e carriere discontinue: umiliato il lavoro femminile

Altro che festa della donna. Redditi più bassi dei colleghi e carriere discontinue: umiliato il lavoro femminile

Se una donna vuole figli difficilmente riuscirà a fare carriera. Sia chiaro: le eccezioni non mancano, ma questo è il trend generale registrato in Italia. Un Paese che non riesce a garantire alle donne il diritto di essere anche madri. Più figli si hanno e minore sarà il tasso di occupazione per il gentil sesso. Il dato emerge chiaramente dall’analisi realizzata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Quelle senza figli hanno un tasso di occupazione del 70,8%, che scende di otto punti per chi ha un solo figlio, di oltre 18 punti per quelle che hanno due figlie e di 22 punti per le mamme di almeno tre figli. Sulle dinamiche occupazionali incide anche il livello d’istruzione con un impatto poco significativo sulla maternità per quelle laureate che possono contare su maggiori disponibilità economiche per far fronte alla cura dei minori. E un’incidenza maggiore per quelle con un titolo di studio più basso. Così la presenza di figli porta tante mamme a uscire dalle forze di lavoro per entrare tra gli inattivi.

Il dato più allarmante resta il generale tasso di disoccupazione delle donne che non va oltre il 48,1%, collocandosi molto al di sotto del 60%, obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona che doveva essere raggiunto entro il 2010. Non abbiamo raggiunto il traguardo neanche otto anni dopo la scadenza. Peggio di noi solo la Grecia, Siamo quindi al penultimo posto tra i paesi europei. Come se non bastasse già l’esiguo numero di donne impiegate, quelle che lo sono devono fare i conti anche con le pessime condizioni che sono costrette a fronteggiare. Tra carriere discontinue e redditi inferiori rispetto agli uomini, anche a causa del largo utilizzo di contratti part-time per il gentil sesso. Tutto ciò, sottolineano i consulenti del lavoro, rende il raggiungimento della pensione un miraggio. Dai dati Inps emerge, infatti, che nonostante le donne beneficiarie della pensione siano 8,4 milioni  (862mila più degli uomini), di queste soltanto il 36,5% ne beneficia grazie ai contributi versati contro il 64,2% degli uomini. Da un quadro così si giunge all’amara conclusione della ricerca: “senza una rete pubblica di protezione sociale, per le donne il lavoro resta un lusso”.