Dal canone Rai alla cittadinanza, dall’Autonomia alle banche, dai conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente alla giustizia con la norma sulle detenute madri, per non parlare dell’Europa. Le liti in maggioranza oramai non si contano più. Elisa Pirro, capogruppo M5S in Commissione bilancio del Senato, che idea si è fatta?
“Che i nodi prima o poi vengono al pettine. Loro sono più di due anni che parlano di maggioranza granitica e compatta quando hanno divisioni profonde che stanno emergendo tutte. E ora lo hanno palesato anche con le ultime votazioni in Senato sul decreto fiscale collegato alla Manovra. Forza Italia ha votato contro l’emendamento della Lega per la riduzione del canone Rai; la Lega si è vendicata con delle astensioni e, non votando l’emendamento di Forza Italia sulla sanità calabrese, che voleva sanare a posteriori bilanci – diciamo così – non proprio regolari, e abbiamo assistito alle ripicche, nell’attesa in Commissione che qualcuno si decidesse a dirci di che morte deve morire questo Paese con siffatti incompetenti alla guida”.
Il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi ha dato del “paraculetto” al vicepremier leghista e ministro Matteo Salvini. Mentre i giovani del Carroccio hanno insultato il vicepremier azzurro e ministro Antonio Tajani a Pontida. Che spettacolo sta offrendo la maggioranza?
“Un’immagine molto triste e divisiva. Quando si arriva addirittura a utilizzare termini poco rispettosi nei confronti degli alleati è evidente che non c’è più nessuna alleanza e che sono ai ferri corti”
Per far passare il decreto fiscale è stato necessario blindarlo con la fiducia.
“Loro ormai le fiducie le usano come le caramelle per i bambini e dunque c’è sempre un valido motivo per mettere la fiducia sopra un provvedimento. In questo caso più che ragioni di urgenza c’erano ragioni di non manifestare con altre votazioni in Aula le stesse spaccature che hanno manifestato in Commissione”.
Come giudica le misure contenute nel decreto fiscale?
“Questo decreto certifica l’incapacità del governo di saper governare la materia economica nel nostro Paese. Fanno un errore dopo l’altro e poi devono tirare fuori decreti dal cilindro per rimediare agli errori fatti. Penso al concordato fiscale preventivo, che era talmente appetibile che hanno aderito così pochi che sono stati costretti a riaprire i termini, con un allargamento del ravvedimento operoso, leggasi condono, che pure quello ormai non piace più nemmeno agli evasori; cioè nemmeno alla loro platea di utenti favorita riescono più a parlare, perché pure quelli li snobbano. Così com’è la situazione, non hanno i soldi per abbassare le tasse al ceto medio; e lo certifica quello che c’è scritto in questo decreto. Quindi un altro fallimento, un’altra promessa tradita. Penso al bonus Babbo Natale. Avevamo detto che era semplicemente un anticipo e che era pure fatto male, perché tagliava fuori tantissimi potenziali beneficiari, che avevano i requisiti di reddito, a cui volevano elargire il bonus; ma avevano messo le maglie troppo strette e, quindi, quei soldi non sarebbero arrivati. Ecco che sono stati costretti a rivederlo”.
Il Quirinale ha stoppato il governo che ha provato a raddoppiare i soldi ai partiti.
“Il paradosso. Prendendo spunto da due emendamenti di Pd e Avs, che chiedevano di coprire adeguatamente tutte le scelte dei cittadini con la destinazione del 2xmille, hanno provato ad allargare e ad aggiungere un finanziamento quasi occulto ai partiti dando loro l’inoptato. Mossa subdola e inaspettata su cui abbiamo, prima ancora che si esprimesse il Quirinale, espresso la nostra contrarietà” .