Altro che rottamazione e lotta dentro al Pd. D’Alema e Bersani hanno piazzato fedelissimi ovunque, dalle agenzie fiscali ai ministeri e alle Spa pubbliche

di Stefano Sansonetti

La solita vulgata presenta l’ennesimo scontro come una guerra di politica e ideali. Nella sostanza tutti sanno che è una guerra di potere. E se la vogliamo dire tutta la componente dalemian-bersaniana del Pd può vantare oggi una bella struttura “amministrativa” per cercare di logorare la leadership di Matteo Renzi. Del resto la “rottamazione” renziana non è mai stata così incisiva come si vuole far credere. Al punto che oggi ci sono diverse amministrazioni appaltate alla cosiddetta minoranza Pd. Anche alla luce di questa geografia di potere dovranno essere letti gli ulteriori sviluppi dello scontro tra il Pd renziano e il Pd che si richiama a Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. Prendiamo palazzo Chigi. Qui come sottosegretario alla presidenza del consiglio è arrivato da poco meno di un anno Claudio De Vincenti, forte di riconosciute competenze. Ma anche di chiare provenienze. Tanto per inquadrare il personaggio basti ricordare che ancora oggi siede nel comitato di indirizzo della dalemianissima fondazione Italianieuropei. La vicinanza di De Vincenti all’attuale sinistra Pd, però, è ancora più risalente nel tempo. Il sottosegretario è stato anni fa consigliere economico di Vincenzo Visco, altro profilo che fa spesso asse con D’Alema e Bersani nel criticare Renzi. Quando Visco è stato viceministro dell’economia, in occasione dell’ultimo governo Prodi (2006-2008), De Vincenti ha guidato un gruppo tecnico per la riforma della tassazione personale. La sinistra Pd, poi, oggi può fare affidamento sul delicatissimo e strategico sistema delle agenzie fiscali. Per esempio, è vero che con Renzi è stata nominata direttore dell’Agenzia delle entrate la toscana Rossella Orlandi. Ma è altrettanto vero che la Orlandi fa da sempre parte di quel gruppo di funzionari fiscali che si richiama allo stesso Visco e al suo ex direttore delle Entrate Massimo Romano. Anche Aldo Polito, attuale direttore della sensibile direzione accertamento dell’Agenzia, ha quel tipo di derivazione. E che dire dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli? Qui Renzi ha confermato uno dei Visco boys di più vecchia data, ossia Giuseppe Peleggi. Ancora, appaltate alla minoranza Pd sembrano essere state anche grosse fette del gruppo Gse (Gestore servizi energetici), controllato dal Tesoro, che si occupa di incentivi alle rinnovabili: un piatto niente male, da 15 miliardi di euro l’anno. Per il ruolo di Ad del Gse poco tempo fa è stato individuato Francesco Sperandini, già entrato nel gruppo nel 2013 come capo della divisione operativa, molto legato al Pd Romano, a Stefano Fassina (ex esponente di spicco della minoranza Pd) e allo stesso De Vincenti. Nel gruppo Gse, poi, c’è l’Acquirente Unico, società che cura la fornitura di energia elettrica alle famiglie e alle pmi (il cosiddetto mercato di maggior tutela). Ebbene, Ad dell’Acquirente Unico è di recente diventato Andrea Pèruzy, già consigliere di amministrazione di Acea e fino a non molto tempo fa segretario generale della fondazione Italianieuropei. Tra l’altro Pèruzy è anche consigliere di amministrazione della Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal Tesoro. Se ci si sposta dalle parti di Ferrovie dello stato, invece, si constata che tra i consiglieri di amministrazione c’è Giuliano Frosini, ex capo staff con Antonio Bassolino sindaco di Napoli (1994-98) ed ex consigliere del ministro del lavoro Cesare Salvi (governo D’Alema II). Peraltro Frosini, nella classica proiezione del piede in due staffe, lavora pure nel privato, come capo delle relazioni istituzionali della ex Lottomatica, colosso che agisce in Italia come concessionario dello Stato per l’esercizio dei giochi. In questo quadro non si possono non menzionare Pier Carlo Padoan e Maurizio Martina. Il primo, ministro dell’economia, non è mai stato troppo interessato alle poltrone ed è tutto proiettato sui complicati dossier italiani in Europa. Ma è pur sempre un componente dell’advisory board dell’onnipresente fondazione Italianieuropei. Il secondo, ministro delle politiche agricole, siede invece nel comitato di indirizzo della fondazione in compagnia di De Vincenti. Insomma, al contrario della tanto sbandierata rottamazione renziana, la filiera D’Alema-Bersani-Visco ha ancora oggi numerose propaggini nella macchina amministrativa dello Stato. Un’arma di rilievo, in teoria, nell’ottica del nuovo scontro con il giglio magico.