Altro che rottamazione: l’addio allo streaming da parte di Renzi è l’emblema delle riforme mai fatte

Un tempo Matteo Renzi si vantava della diretta streaming per le riunioni del Partito democratico. Ma ora lo ha già dimenticato.

Un tempo Matteo Renzi si vantava della diretta per le riunioni del Partito democratico. La sbandierava ai quattro venti, trovando modo di punzecchiare il Movimento 5 Stelle. “L’unica cosa che mi spiace è veder tradita la promessa di trasparenza. Alla fine siamo rimasti gli unici a fare lo streaming”, scrisse in una delle sue e-news. Era il mese di settembre del 2016 e in quel caso aveva pienamente ragione: al contrario dei pentastellati, il Pd stava continuando a rendere pubblici i confronti tra i dirigenti. E, al di là delle opinioni personali, era una novità. Ma la sconfitta alle Comunali ha spento lo schermo: l’ex presidente del Consiglio ha rottamato lo streaming. Senza nemmeno che il segretario dem spendesse una parola sul ripensamento: è stata secretata, lasciando trapelare qualche versione di comodo.

Ovviamente non serve una grande immaginazione per capirlo: di fronte al “processo” post elezioni, Renzi ha preferito oscurare tutto. E con questo viene resettata pure la strategia di comunicazione, seguendo – anche su questo campo – la posizione di Beppe Grillo. La piroetta, l’ennesima in realtà, rappresenta la perfetta sintesi del cambiamento mancato: alle promesse di innovazione non ha fatto seguito un’azione riformatrice incisiva. Al massimo c’è stato qualche annuncio e conseguenti timidi tentativi, sfociati infine nell’appiattimento del Governo Gentiloni. E così gli incontri tra i dirigenti del Pd tornano segreti, raccontati dai presenti attraverso messaggi inviati ai giornalisti e resoconti generali. Magari da “aggiustare” nella narrazione dell’informazione mainstream, quella più filo-renziana. Con tanti saluti al terra promessa della trasparenza.