Altro che Zingaretti al capolinea. In Toscana a rischiare tutto è Renzi. Nella sua regione Matteo corre con il Centrosinistra. Se Iv crolla può trascinare con se anche Giani

Sulle Regionali la posta in palio per partiti, leader e, infine, per lo stesso governo è altissima. E in questa partita ci sono alcune regioni strategiche per cui la scommessa si fa particolarmente rischiosa. Tra queste c’è la Toscana. Il sogno dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è espugnarla. La conquista del tradizionale feudo della sinistra da parte della leghista Susanna Ceccardi, qualora dovesse avverarsi, assesterebbe un colpo ferale alla segreteria di Nicola Zingaretti. Questa è la lettura che dirigenti di primo piano del partito del Nazareno e politologi forniscono. Ieri all’Adnkronos lo ha ribadito Massimo Cacciari: “Se dovesse cadere la Toscana a essere in pericolo sarebbe Zingaretti, non il governo”.

VINCITORI E VINTI. In realtà nella regione rossa a rischiare le penne non è solo il governatore del Lazio. In Toscana si peserà anche la forza di Italia Viva nell’appoggio a Eugenio Giani. Il governatore della Regione Lazio si sta spendendo molto sull’appuntamento elettorale ed è ben consapevole che in caso di sconfitta nelle regioni chiave (leggi Puglia e Toscana) non sarebbero in pochi, il giorno dopo, a chiedere la sua testa. Altrettanto vero è che se il senatore fiorentino dovesse uscire con le ossa rotte, a casa sua, per Italia Viva si tratterebbe di una sconfitta destinata a ipotecare molto negativamente il suo futuro.

E qui diventa plastico un paradosso. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, da più parti evocato come nuovo leader in alternativa a Zingaretti, da tempo non lesina frecciatine contro il segretario del Pd e ha auspicato per il partito il recupero dei milioni di voti perduti, lasciandosi scappare un “rientrino pure” riferito a Bersani e Renzi. Una sconfitta di Zingaretti in Toscana, allora, potrebbe spalancare nuovi scenari per il partito e, in caso di un cambio di guardia alla guida della segreteria, aprire le porte anche a chi, come l’ex premier, tempo fa ha deciso di andar via. E questo soprattutto nel caso in cui il peso di Iv nel sostegno al candidato di centrosinistra nella regione rossa dovesse risultare inconsistente e scendere sotto percentuali che nessuna soglia di sbarramento di una nuova legge elettorale, potrebbe assicurarne la sopravvivenza.

Quindi all’appuntamento con le Regionali non si esclude che Matteo Renzi possa avere tutto da guadagnare da una sconfitta del centrosinistra e da una sua debacle personale. Ovviamente si tratta di una situazione paradossale ma che serve a capire come a rischiare maggiormente in Toscana non siano tanto il segretario del Pd e il partito, quanto il senatore fiorentino e la sua creatura condannata a misurare la sua vitalità, ovvero che nomina sunt consequentia rerum. Il toscano Enrico Letta a cui Renzi sfilò la poltrona a Palazzo Chigi dichiara che la politica delle porte aperte non lo spaventa: “L’importante è che tutti siamo consapevoli di quanto la leadership di Zingaretti ha fatto per il Paese, spostandolo su una posizione europeista”.

Renzi da parte sua ostenta ottimismo e frena sull’ipotesi di rimpasto post regionali che lo stesso presidente di Iv Ettore Rosato, invece, non esclude. “Se la Toscana va alla Lega è un bel problema per tutti ma penso che in queste ultime ore si stia verificando una bella ripartenza e la portiamo a casa. Non si può continuare con il dibattito stucchevole del rimpasto. Siamo capaci di dare risposte su lavoro, scuola e sicurezza, sì o no? Posti di lavoro non sottosegretari. Mi danno del Macchiavelli, figuriamoci se mi tiro indietro dai giochi della politica, ma ci sono problemi più grandi”.