Amatrice al collasso. Dopo il terremoto ci pensa il gelo a mettere in ginocchio agricoltura e allevamenti

La situazione ad Amatrice e dintorni sempre più disastrosa. Gli allevatori: "Siamo allo stremo, gran parte delle nostre produzioni sono ferme ad agosto"

Ci mancavano soltanto neve e gelo nelle zone colpite dal sisma di agosto e di ottobre. Una delle pochissime risorse e speranze di ripresa per Amatrice e dintorni è rappresentata dall’agricoltura che è stata messa a dura prova dalle temperature di questi giorni. “Siamo allo stremo, gran parte delle nostre produzioni sono ferme ad agosto, al giorno del terremoto. Ed ora, con l’arrivo del freddo e della neve, temiamo per la sopravvivenza dei nostri animali, e delle nostre attività”, questo è il grido d’allarme, raccolto dall’Agi, di uno dei tanti allevatori della zona del cratere.

Le temperature in questi giorni hanno raggiunto anche i 16 gradi sotto zero nella notte. E se la morsa non dovesse abbandonare la presa anche la ripresa economica ne risentirebbe notevolmente visto che le poche persone rimaste a vivere nei territori sventrati dal sisma vivono di agricoltura e allevamenti. Proprio sugli interventi promessi e non ancora effettuati a favore degli allevatori si è soffermato questa mattina il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, intervistato da Radio Cusano Campus: “Era stata fatta una gara da parte della Regione Lazio per le stalle provvisorie – dice Pirozzi – purtroppo su 52 stalle 25 sono state cantierate e 27 no. Oggi qualcuno scopre che c’è un’ordinanza del 28 novembre, si affannano tutti per darsi da fare, ma dal 28 novembre al 9 di gennaio passano quasi due mesi. Sei giorni fa è venuto in visita il Ministro per l’Agricoltura per l’inaugurazione di una tensostruttura, accompagnato in fanfara, non so se al Ministro hanno detto quella che era la situazione. Qui nessuno faccia il furbo. In fase d’emergenza – prosegue il sindaco di Amatrice – servirebbe un uomo al comando, affiancato dalle migliori espressioni di legalità della nostra nazione. Se io vedo che tu stai in ritardo, vengo là e ti chiedo conto di cosa stai facendo, muovendomi immediatamente per attivare altre procedure. Ora stanno chiudendo la stalla dopo che sono scappati i buoi. Non mi si venga a dire che da oggi si mettono a disposizione gli uffici di qualche organizzazione sindacale, perché questo poteva essere fatto prima. E’ cronaca di un gelo annunciato. E’ vero che il gelo è straordinario, ma a nessuno sfugga che qui si sta a 1000 metri. Ora interverrà la Protezione civile del Lazio con un paio di tensostrutture. Ma c’era un’ordinanza del 28 novembre, perché allora ci si deve muovere oggi? In tempi normali i ritardi sono tollerati, in tempi di guerra, e questo per noi è un momento di guerra, un ritardo significa la morte civile e morale delle persone”.