Ambiente del magna magna. Al ministero Galletti va a tutta clientela: nominati politici e amici

Non servono troppi giri di parole. Al ministero dell’ambiente, retto dal casiniano Gian Luca Galletti, è andato in scena un vero disastro.

Non servono troppi giri di parole. Al ministero dell’ambiente, retto dal casiniano Gian Luca Galletti, è andato in scena un vero disastro. I nomi in codice sono Commissione Via-Vas e Commissione Ippc. Di che si tratta? Nel primo caso parliamo della Commissione di valutazione di impatto ambientale, nel secondo di quella che istruisce le pratiche per l’autorizzazione ambientale. Insomma, due organi che spesso sfuggono ai radar, ma a dir poco strategici nella loro possibilità di dare o meno un via libera alle opere infrastrutturali, anche variandone sensibilmente i progetti. Ne risulta perciò chiaro anche il potenziale che esprimono e quanto può contare farne parte. Ebbene, nei mesi scorsi, con due decisioni passate quasi sotto silenzio, la Corte dei conti ha sonoramente bocciato le nomine che il ministero dell’ambiente aveva completato. Per capire le dimensioni del flop basti considerare che la Commissione Via-Vas consta di 40 componenti, quella Ippc di 23. Ma la storia più interessante da raccontare riguarda i profili “trombati” dal niet dei giudici contabili: politici, ex politici, amici degli amici e clientele varie. Naturalmente la bocciatura della Corte dei conti ha seguito motivazioni istituzionali, anche se comunque allarmanti.

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Le due decisioni, speculari, hanno stroncato le scelte di Galletti innanzitutto negando che i provvedimenti di nomina avessero quel carattere di “alta amministrazione” rivendicato dal ministero per fare un po’ come gli pare. E comunque, hanno scritto i giudici contabili, anche se si fosse trattato di atti di “alta amministrazione” le singole nomine avrebbero dovuto “esporre le motivazioni”. In più, va giù duro la Corte, “non risultano predeterminati in modo adeguato i criteri e i parametri di giudizio”. Infine le nomine del ministero hanno fatto acqua anche dal punto di vista delle quote di genere, data la posizione di minoranza nella quale sono state relegate le donne. Insomma, tutto da rifare con tanto di ripubblicazione dei bandi. E pensare che lo stesso ministero aveva garantito massima qualità nella composizione delle due Commissioni, in passato bersagli di aspre critiche. Poi però vai a vedere alcuni dei profili che erano stati scelti dal ministero e ti si aprono scenari inesplorati. Per la Commissione Via e Vas, per dire, era stato individuato Luciano Taranto, ingegnere messinese di area Udc, vicino al deputato casiniano Gianpiero D’Alia che oggi presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Accanto a lui l’architetto Cesare Paggiaro, già vicesindaco Udc di Vigonza (Pd) e segretario provinciale Udc di Padova. Ancora, per la stessa Commissione Via e Vas una scelta era caduta sull’avvocato Franco La Gioia, già consigliere di amministrazione di Rai Cinema, anche lui molto vicino al leader Udc Pier Ferdinando Casini. Ma sarebbe ingeneroso non riconoscere a Galletti e al suo ministero aperture anche ad altri partiti. Sempre nella Commissione Via e Vas, per dire, erano stati nominati l’architetto Carlo Salatino, ex assessore Pd al comune di Cosenza, e l’ingegner Bruno Villella, ex coordinatore Pd sempre a Cosenza. Senza contare che nella procedura di selezione, poi stroncata dalla Corte dei conti, non sono mancati i soliti “tuffi carpiati”. Nella Commissione Ippc, per esempio, erano stati nominati due profili finora inseriti nella vecchia Commissione Via e Vas. Uno di questi è Maria Fernanda Stagno D’Alcontres, architetto di nobili origini messinesi, molto stimata da Casini. L’altro è l’ingegner Mauro Patti di Agrigento, che secondo vecchie inchieste dell’Espresso e del Fatto Quotidiano risulterebbe essere stato testimone di nozze del ministro dell’interno Angelino Alfano. Per inciso il diretto interessato e il Viminale negli ultimi due giorni si sono rifiutati di commentare tale legame a La Notizia.

I PESI
Certo è che fa impressione vedere quante posizioni di potere piccoli partiti come Ncd e soprattutto Udc abbiano ottenuto in questi anni, col principale merito di essere esili stampelline che hanno tenuto in equilibrio il Governo di Matteo Renzi. Il che, però, significa che ora ci sono tante poltrone da salvare. Sarà anche per questo che Casini si sta prodigando per il Sì al referendum. Del resto lui stesso è presidente della Commissione esteri del Senato. Poi ci sono da difendere gli scranni di Galletti e D’Alia. Poi quello dello storico portavoce di Casini, Roberto Rao, piazzato nel cda di Poste. Quello dell’ex consigliere politico Mauro Libè, sistemato nei Cda di Ispra ed Enea. Quello di Marco Staderini, presidente e Ad della società pubblica Sogesid. Un magna magna degno della più vorace Prima Repubblica. Altro che rottamazione.