Anac: Pnrr in ritardo, conflitti di interesse, corruzione e troppi morti sul lavoro dovuti agli appalti. La galleria degli orrori nella relazione annuale al Parlamento

Per il presidente Anac, Busìa, dopo l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, è venuto meno un filtro contro la corruzione

Anac: Pnrr in ritardo, conflitti di interesse, corruzione e troppi morti sul lavoro dovuti agli appalti. La galleria degli orrori nella relazione annuale al Parlamento

I ritardi delle opere del Pnrr, dove in alcuni settori la spesa è inferiore al 30% delle risorse destinate; la preponderanza degli affidamenti diretti, pari al 98% dell’acquisto di servizi e forniture; i troppi morti sul lavoro dovuti alle catene infinite di subappalti; “l’eccesso di frazionamento artificioso degli appalti per rimanere al di sotto delle soglie di legge, dietro cui sovente si nascondono sprechi e infiltrazioni criminali e mafiose”.

E, naturalmente, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio che non è stato sostituito con nessun altro “filtro” contro la corruzione, nonostante le promesse dell’esecutivo, che va ad affiancarsi “ai troppi casi di conflitto d’interessi” e alle “recenti riduzioni di tutele a garanzia dell’inconferibilità”, che mettono in discussione la separazione fra politica e gestione.

Per finire con la “grave carenza di una disciplina organica delle lobby” e l’indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire pubblico. Insomma la “Relazione annuale al Parlamento dell’attività svolta dall’Autorità Anticorruzione nel 2024” tenuta ieri dal Presidente Anac, Giuseppe Busìa, è un catalogo aggiornato del peggio di quasi tre anni di governo del centrodestra.

I corruttori che si scrivono le leggi

Partiamo dalla corruzione, che per Busìa è forse il reato che più di tutti si è evoluto per effetto delle dinamiche globali, moltiplicando soggetti e schemi formali, superando i confini nazionali e sfruttando ogni risorsa tecnologica, a partire dalle criptovalute. L’effetto è che oggi “in una crescente commistione di ruoli, l’affarismo corruttivo si insinua nella stessa formulazione delle regole. Fino ai casi estremi di “cattura dello Stato”, quando la corruzione diviene così sistemica che gli interessi privati determinano a proprio vantaggio i processi decisionali pubblici”. Tradotto: i corrotti si scrivono le norme…

Liberi tutti dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio

Per il Presidente Anac, poi, la credibilità delle istituzioni è minata anche dal fatto che “continuano a presentarsi troppi casi di conflitti di interesse, piccoli e grandi”. E qui la stoccata all’esecutivo Meloni: “A fronte della nostra sollecita evidenziazione dei vuoti di tutela che avrebbe lasciato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, si era fra l’altro risposto che si sarebbe provveduto a compensare l’eliminazione della sanzione penale con un rafforzamento delle tutele amministrative”.

Sfortunatamente (per il Paese) “non solo tale compensazione non c’è stata, ma, dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici, si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire pubblico”.

Sul pantouflage si è addirittura peggiorata la legge

Punto dolente anche la normativa – carente – sulle incompatibilità successive allo svolgimento di una carica (divieto di pantouflage), che richiedeva da tempo un intervento. Intervento che è arrivato, ma è stato peggiorativo, visto che si è ridotto da tre anni a uno il termine di separazione temporale dalle cariche in potenziale conflitto di interessi. Altra grave carenza è l’assenza di una disciplina organica sul lobbying, “più urgente oggi, dopo la limitazione della fattispecie di traffico di influenze illecite e in un’epoca in cui gli strumenti per esercitare pressioni diventano viepiù pervasivi”, afferma Busìa.

Pnrr: ritardi mostruosi

Lacrime anche per quanto riguarda il Pnrr, la cui scadenza incombe e per il quale preoccupa l’andamento della spesa, in alcuni settori ancora inferiore al 30% delle risorse destinate”. Inoltre, avvisa i presidente Anac, “cruciale sarà la creazione di un collegamento tra il Pnrr e gli altri finanziamenti europei e nazionali, affinché i progetti più strategici possano proseguire, soprattutto nei settori dove si registrano i maggiori ritardi”.

Appalti: esplosione degli affidamenti diretti sotto soglia

E, a proposito di appalti, Busìa ha sottolineato come la soglia per gli affidamenti diretti continui a essere troppo alta. Come troppi continuano ad essere gli affidamenti diretti, la cui incidenza numerica, sul totale delle acquisizioni di servizi e forniture del 2024, è risultata essere di circa il 98%.

A preoccupare è il “crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135mila e i 140mila euro, a ridosso della soglia: più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro”. Altro dato “sospetto” sono i casi di frazionamenti artificiosi degli appalti, “finalizzati a mantenere gli importi al di sotto delle soglie di legge e, spesso, anche ad eludere l’obbligo di qualificazione delle stazioni appaltanti”.

Morti sul lavoro e catene infinite di subappalti

Infine il capitolo più tragico, quello sulla (non) sicurezza sul lavoro: al Casellario delle imprese di Anac risultano 1.448 annotazioni per violazioni delle norme su salute e sicurezza solo nel 2024, con un incremento del 43% rispetto al 2023 e del 87% rispetto al 2022. “In questo contesto, i rischi maggiori vengono dai subappalti, specie se realizzati “a cascata”.

Il ricorso a tale istituto, quando non è giustificato da ragioni sostanziali, legate alla specificità delle prestazioni da realizzare, rivela spesso una previsione non corretta della stazione appaltante nel dimensionamento della gara o nella suddivisione in lotti. Il risultato è terribile: “ne derivano ripercussioni negative sulla stessa stazione appaltante, che si ritrova con prestazioni di qualità inferiore; sui subappaltatori, in particolare PMI, che vedono erosi i propri margini di profitto, e soprattutto sui lavoratori, troppo spesso anello debole della catena”. Chissà se il ministro Matteo Salvini lo sa…