Anche D’Alema si rifugia nello spread. Così allontana le elezioni: gli serve tempo per capire cosa fare da… grande

Per evitare il voto c’è una nuova arma: lo spread. Alla nutrita pattuglia di leader grandi e piccolo che non vogliono le elezioni, si è aggiunto pure Massimo D’Alema. L’ex ministro degli Esteri ha infatti spiegato che in questo momento non bisogna andare alle urne per tranquillizzare i mercati. Ma le sue affermazioni sono frutto soprattutto di una strategia politica: dopo aver brandito la minaccia di una scissione, è rimasto sostanzialmente da solo. Gran parte della minoranza del Pd ha preferito non accodarsi, a cominciare da Pier Luigi Bersani. Il “Lider Maximo” deve perciò comprendere “cosa fare da grande”, visto che le sue truppe sono più che dimezzato. E ha cominciato con la richiesta di un temporeggiamento a favore del Governo Gentiloni.

“La situazione del Paese è gravissima. I dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto immediato sull’Italia. In Europa siamo ultimi per crescita, quartultimi tra i 30 Paesi più industrializzati. Il meccanismo di crescita dell’occupazione, sostenuto dagli incentivi, si è inceppato. La priorità del governo oggi dovrebbe essere dare risposte alla crisi”, ha infatti affermato D’Alema in un’intervista a La Repubblica. Quindi ha motivato il suo ragionamento: “L’idea di precipitare verso elezioni anticipate con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità, è una scelta folle”. Per quanto riguarda il sistema elettorale ha espresso un’opinione che lo avvicina, paradossalmente, all’ex fedelissimo e ora acerrimo rivale, Matteo Orfini. Non ho una particolare predilezione per i premi di coalizione (proposto da Dario Franceschini, ndr). E non capisco bene quale sarebbe la coalizione del Pd”.