Ancora ostaggio delle Regioni. Nuovi rinvii sulla scuola. Solo quattro governatori hanno riaperto le superiori. Gli altri indicano date tra il 18 gennaio e il 1° febbraio

Ancora ostaggio delle Regioni. Nuovi rinvii sulla scuola. Solo quattro governatori hanno riaperto le superiori. Gli altri indicano date tra il 18 gennaio e il 1° febbraio

Contrariamente all’impegno preso a dicembre, soltanto gli studenti delle scuole superiori di Toscana, Valle D’Aosta e Abruzzo sono rientrati in classe l’11 gennaio mentre in Trentino Alto Adige erano state riaperte già il 7 gennaio scorso. Tutte le altre stanno insistendo per rinviare ancora la ripresa delle lezioni in presenza, nonostante i limiti ormai riconosciuti della Didattica a distanza.

Lo ripete da settimane la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: La Dad per la ministra non funziona più, non è pensata per un arco temporale prolungato, se portata troppo a lungo, il rischio è di “creare disuguaglianze che colpiscono gli studenti più fragili, colpisce i ragazzi più deboli perché la scuola non è solo luogo di apprendimento è vita, socialità, cura dell’affettività, anche rispetto a situazioni familiari difficili. I ragazzi hanno ragione a dire che vogliono tornare a scuola. Non credo si possa pensare di recuperare d’estate: bisogna recuperare oggi”.

Prosegue, dunque, la sua battaglia politica per la riapertura delle classi delle scuole superiori l’esponente pentastellata, ma le regioni hanno fatto capire di essere contrarie e che si dovrà aspettare ancora. Intervenendo a Uno Mattina, su Raiuno, la titolare del dicastero ha precisato che “decideranno le regioni quando riaprire: io come Governo ho messo in essere tutto quello che era necessario per far ripartire la scuola, abbiamo lavorato su mezzi pubblici, igienizzanti, mascherine. Sono state fatte azioni concrete e reali; quando i governatori decideranno che i ragazzi possono tornare a scuola potranno farlo, è tutto pronto”.

C’è poi chi, come il governatore della Toscana Eugenio Giani crede fermamente che la scuola sia una priorità e che a pagare gli effetti della pandemia non debbano essere i ragazzi (qui l’intervista) e chi al contrario – il goverantore della Liguria Giovanni Toti – “pensa che la scuola e “chi fa le piadine” siano sullo stesso piano. Parole sue. “Se dobbiamo stare in trincea e con l’elmetto, cerchiamo di farlo in tutti i settori allo stesso modo, senza birignao moralistici che danno alla scuola o alla cultura un valore più alto di chi fa piadine, pizze, birre o gestisce una funivia. Gli italiani campano anche di piadine e di pizze, soprattutto chi le produce”. Così Toti ieri a Timeline su Sky Tg24. Il governatore ribadisce di mettere “sullo stesso piano la scuola e le piadine, che non vuol dire sottovalutare la scuola, ma valutare giustamente le peculiarità della nostra economia”.

E ancora: “Non si può avere il ministro Speranza che chiede grande prudenza e la ministra Azzolina che bacchetta le regioni perché hanno rimandato il rientro in classe delle scuole superiori. Serve un dpcm equilibrato, che cerchi il più possibile di garantirci da un ritorno di fiamma del covid, evitando di penalizzare le categorie più vessate: chiudere l’asporto alle 18, ad esempio, è una pena aggiuntiva per un settore che ha già pagato tanto”. Scettico anche il segretario dem e presidente della Regione Lazio, dove le scuole riapriranno da lunedì 18, Nicola Zingaretti: “Accanto a ‘Scuola’ ci deve essere la parola ‘sicura’, ma in pandemia il 100% di sicurezza non esiste. Dobbiamo sapere che un margine di rischio di aumento dei contagi c’è ed è molto serio. Tutti vogliamo che la scuola riapra, ma membri del governo intervengono senza offrire soluzioni”.

Riapre il 18 anche la Puglia e il governatore Michele Emiliano ricorda come la didattica a distanza in questo momento sia l’alternativa alla chiusura totale: “La forzatura per andare in presenza a qualunque condizione, rischia di diventare un atto di egoismo”, afferma. “Così fan tutti” sembra esssre invece la giustificazione del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “A me è molto dispiaciuto rinviare la riapertura delle scuole ma se 17 presidenti su 20 hanno fatto la stessa scelta non sono tutti irresponsabili”. Lo slittamento delle lezioni in presenza nelle scuole superiori, secondo il governatore, è dovuto al fatto che “gli esperti e il governo ci hanno detto che la situazione dei contagi è peggiorata rispetto a 15 giorni fa. Io spero si possano riaprire le scuole il prima possibile”.

Molto più duro il governatore facente funzioni della Calabria Nino Spirlì, irritato dopo la bocciatura del suo ricorso da parte del Consiglio di Stato, che decide la riapertura delle scuole per i più piccoli: “Basti pensare che il parere del Cts ha bloccato anche le elezioni regionali in Calabria, non capisco perché non si possano assembrare gli adulti e i bambini sì”, argomenta, e non manca ovviamente la bordata al governo: “La ministra Azzolina ha un chiodo fisso sull’apertura della scuola. Io continuerò a monitorare e se dovessero essere presenti nuovi casi sarò pronto a fare le barricate per tutelare la salute dei calabresi”.