di Vittorio Pezzuto
L’attività più recente sulla sua pagina Facebook è un bel “mi piace” all’indirizzo di Laura Boldrini. Un doveroso gesto di riconoscenza quello di Anna Masera, giornalista di lungo corso e frenetica twittatrice che ieri è risultata vincitrice del bando pubblico per la nomina a capo della comunicazione di Montecitorio. Un successo annunciato già dieci giorni or sono da Velina Rossa, l’agenzia sul Palazzo compitata da Pasquale Laurito. Intendiamoci, la presidente della Camera avrebbe potuto nominare direttamente l’amica e nessuno – regolamenti alla mano – avrebbe avuto niente da ridire. Purtroppo la democraticissima e femminista Boldrini ha preferito inventarsi un’inedita procedura pubblica di selezione che verrà ricordata negli annali di Montecitorio per la totale assenza di trasparenza. Lasciando così in bocca a tutti gli altri 476 partecipanti (compreso chi scrive) il retrogusto amaro della beffa. Che qualcosa non quadrasse lo si era peraltro capito subito: l’unico, vaghissimo requisito richiesto per ambire a questo contratto di collaborazione a tempo determinato (di durata biennale e rinnovabile, per un importo annuo lordo non indicato) era quello di essere un giornalista professionista in possesso di «comprovata esperienza nel settore della comunicazione e di una conoscenza specifica dei new media e dei social media». Che dire poi della procedura carbonara di selezione dei curricula? Nessuno ha pensato di pubblicarli in una sezione dedicata sul sito della Camera, forse per evitare pubblici e imbarazzanti confronti. Sta di fatto che qualche giorno fa il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) ha fatto sapere che il Comitato per la comunicazione da lui presieduto aveva via via scremato le candidature «sulla base dei criteri stabiliti», senza però rivelarli. Si è arrivati così a sette finalisti, i cui nomi non sono mai stati resi pubblici. Qualcuno fra questi si è illuso di essere in partita: è il caso del vicedirettore di Milano Finanza Tonino Satta, che martedì si è presentato al colloquio finale esibendo addirittura un dettagliato piano di comunicazione: fiato e idee sprecate. Fiutando la farsa, Primo Di Nicola de l’Espresso ha invece preferito disdire l’appuntamento. E un assente spiccava anche ieri, al momento della proclamazione della Masera: si tratta del vicepresidente della Camera Simone Baldelli (FI), che ha poi scritto di «irrituale procedura di istruttoria», ricordando di avere a suo tempo espresso «perplessità sul metodo seguito, nella convinzione che il saldo tra ‘pro’ e ‘contro’ di questa procedura avrà buone probabilità di rivelarsi negativo». Previsione azzeccata.