Indagini dirette in una sola direzione; commissari ai quali è impedito di fare domande; tesi precostituite che si tenta di imporre. Sono alcune delle pesantissime accuse rivolte ieri dal Movimento 5 Stelle alla presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta Antimafia, Chiara Colosimo (FdI).
In commissione “si è creata una situazione gravissima di bullismo e di depistaggio istituzionale” che “sta calpestando l’obiettivo dell’accertamento della verità” sulle stragi del ’92 e del ’93 e che sta “sfregiando i familiari delle vittime”, ha attaccato il presidente Giuseppe Conte.
A scatenare le ire dei 5S, la seduta di martedì della Commissione, durante la quale si è svolta l’audizione di Mario Mori e Giuseppe De Donno, ex ufficiali del Ros dei Carabinieri. “La memoria e le dichiarazioni che hanno rilasciato”, ha spiegato Conte, affiancato dai parlamentari ed ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, “contengono falsità, omissioni, alterazioni e distorsioni della verità”.
“Depistaggio istituzionale”
Per i parlamentari 5 Stelle la maggioranza in commissione “non vuole svolgere una funzione pubblica, a partire dalla presidente Colosimo che la sta monopolizzando”, tanto che “possiamo parlare di depistaggio istituzionale”. Per il Movimento si sta indagando solo sulla strage di via D’Amelio, dove morirono Paolo Borsellino e la sua scorta, ignorando quelle di Firenze, Milano, Capaci. “Si sta poi imbeccando l’intera Commissione sulla relazione finale che sia focalizzata su una sola pista, che stravolge completamente la verità”, ha aggiunto Conte, il quale ha depositato una relazione di 95 pagine.
Le accuse di De Raho alla presidente
A spiegare in cosa si sostanzi il “metodo autoritario” di Colosimo ci ha pensato l’ex procuratore nazionale Antimafia, De Raho: “Vengono compresse le domande o addirittura censurate, come avvenuto ieri” quando è stato chiesto “al generale Mori di esprimere la sua idea su ciò che era avvenuto e sul coinvolgimento della politica. A questo punto c’è stato un serpeggiante dissenso della maggioranza e l’intervento della Presidente che ha richiamato, ha censurato il commissario dell’opposizione”.
Parlando dei “temi più strettamente mafiosi” affrontati dalla commissione, De Raho ha spiegato che, mentre l’opposizione di fronte “a un’ampia relazione in materia di stragi chiedeva l’audizione di numerosi testimoni e non si andasse specificamente solo su una sola delle stragi”, dalla maggioranza “è stato concentrato tutto l’interesse su un’unica strage, quella di Via D’Amelio”.
S’indaga solo sulla strage di via D’Amelio
Così per De Raho “si determina il sovvertimento di quella che anche la Corte d’Assise nel ‘Borsellino Quater’ aveva detto, ovvero che la strage di Via D’Amelio, la strage di Capaci e le stragi continentali vanno tutte in un’unica direzione, sono sorrette tutte da una medesima causa”.
Per l’ex magistrato è “evidente che la ricostruzione sulla quale ha puntato la propria attenzione la Commissione, per volontà della presidente e della maggioranza, è un argomento molto specifico nel quale si vuole restituire piena dignità di testimoni a coloro che in qualche modo sono stati coinvolti nelle ricostruzioni”. Da qui l’appello ai presidenti della Camera e Senato a vigilare e – “senza volerlo tirare per la giacca” – al Presidente della Repubblica a prestare attenzione.
Strategia della Tensione
Ma l’ultima stoccata l’ha portata Conte, direttamente a Fratelli d’Italia: “Tutti i segni della strategia della tensione, della matrice neofascista delle stragi rimettono non a un passato lontano, ma a un passato molto integrato con la vicenda politica di FdI”, da qui “questo il mandato politico e la necessità di coltivare una sola pista su una sola strage, per deviare l’attenzione da tutto il resto”.
Infine, ha scandito, c’è il tema dell’attacco alla magistratura, “che sta dando fastidio a una classe politica che vuole auto perpetuarsi con tutti i mezzi (premierato, legge elettorale), che vuole rimanere al comando e non vuole applicare un principio fondamentale della democrazia, quello che prevede che la legge è uguale per tutti”.
La replica di Colosimo
Gelida la risposta di Colosimo: “Non intendo replicare ad accuse false dall’inizio alla fine per dare ulteriore visibilità a chi nei suoi anni da magistrato ha indagato su questi argomenti formulando tesi accusatorie risultate poi infondate e ora vorrebbe dettare legge al di fuori dei regolamenti parlamentari”.