Antiterrorismo, dimenticate le intercettazioni. Incredibile lacuna nel decreto del Governo. Così aumenta il rischio di essere colpiti

Gli attentati in mezza Europa e le minacce dei fondamentalisti islamici al Vaticano sono più di un campanello d’allarme per il nostro Paese. Eppure, al di là dei generici impegni ad alzare il livello di allerta (con i risultati che abbiamo visto al tribunale di Milano, dove è stato possibile entrare armati e fare una strage) l’unica risposta tangibile resta il decreto antiterrorismo. Decreto che adesso si scopre lacunoso perché mancante delle intercettazioni.

L’ALLARME
Una lacuna da riempire – ha affermato Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio sul riciclaggio e sul finanziamento del terrorismo presso la FBV dell’Università Luiss di Roma.
I controlli informatici e telefonici sono l’unica maniera – ha ripreso Razzante, che insegna legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna – insieme a quelli patrimoniali per contrastare efficacemente il terrorismo. Tuttavia, si tratta di misure che, seppur dettate da una logica emergenziale, appaiono del tutto necessarie. Benissimo le operazioni sotto copertura e i colloqui in carcere, ma spero potranno essere condotti con maggiore agilità rispetto a quelli antimafia, continua Razzante che è anche Consulente della relativa Commissione Parlamentare. Condivisibile l’affidamento alla Procura Antimafia della competenza sul terrorismo e la previsione di misure detentive per i foreign fighters e i lupi solitari. Infine, non può non appoggiarsi la scelta di combattere il terrorismo anche su internet. È recente infatti la diffusione on line – dopo il manuale – dell’inno ufficiale dell’Isis, per di più sottotitolato in lingua italiana.