Apologia dei clan, condannata l’ex senatrice leghista Maraventano

Il Gup di Catania ha inflitto 8 mesi per "apologia di associazione mafiosa" all'ex senatrice della Lega Angela Maraventano.

Apologia dei clan, condannata l’ex senatrice leghista Maraventano

Capita spesso che durante un comizio il politico di turno si lasci andare a dichiarazioni sui generis. Ma talvolta si va fin troppo oltre come accaduto con l’ex senatrice leghista Angela Maraventano che per essersi fatta prendere un po’ troppo la mano, ieri è stata condannata a otto mesi di carcere per istigazione a delinquere.

Il Gup di Catania ha inflitto 8 mesi per “apologia di associazione mafiosa” all’ex senatrice della Lega Angela Maraventano

La vicenda risale al 3 ottobre 2020 quando va in scena una manifestazione della Lega a Catania alla vigilia dell’udienza preliminare del caso Gregoretti in cui era imputato Matteo Salvini, la cui posizione è stata successivamente archiviata, e la sua ex collega di partito per difenderlo si lanciava in spericolate dichiarazioni e parlando del tema dei flussi migratori, affermava: “Questo governo abusivo, complice di chi traffica carne umana e c’è anche dentro la nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Dove sono? Non esiste più perché noi la stiamo completamente eliminando perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio”.

Parole forti, tanto che il gup, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, l’ha ritenuta colpevole per aver fatto “pubblicamente apologia del delitto di associazione mafiosa”. La stessa Maraventano, la quale per quei fatti è stata allontanata dal partito, dovrà risarcire i danni non patrimoniali, con 5mila euro ciascuno, alle parti civili. Può sembrare una batosta ma la realtà è che per la senatrice le cose sarebbero potute andare ancora peggio. Già perché per lei il pm Agata Consoli aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi. Questo perché, secondo la Procura, con quelle affermazioni avrebbe “riconosciuto alla mafia qualità, come sensibilità e coraggio e un ruolo di controllo e tutela del territorio, contrapposto a quello dello Stato, di cui contestava l’azione di contrasto alle associazioni mafiose”.

Accuse da cui la Maraventano si è sempre difesa affermando che quella “frase infelice era stata dettata dalla rabbia e dal momento difficile che stava vivendo il nostro Paese, ma io mi sono sempre battuta contro le mafie”, aggiungendo che “per vecchia mafia intendevo la difesa del proprio territorio, nel senso del coraggio che potevano avere i nostri. Non mi riferivo alla mafia brutta, quella che ha ucciso i nostri valorosi”. Parole che, evidentemente, non hanno convinto i pm.