Appalti per il gas in Campania: quanti inciuci tra Coop e Casalesi. Il pentito Iovine torna a parlare: sei arresti. Indagato pure il paladino dell’Antimafia Diana

Il pentito di camorra, Antonio Iovine, torna a parlare. E così, arrivano gli arresti per dirigenti della Cpl Concordia e il clan dei Casalesi. Un accordo che risale al 2000 con l’intermediazione di Antonio Piccolo, imprenditore ma soprattutto “espressione” della fazione capeggiata dal boss Michele Zagaria. A rivelarlo sono le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che hanno portato all’esecuzione di otto misure cautelari, di cui sei arresti, alcune delle quali nei confronti di vertici della cooperativa modenese.

LA VICENDA
Le opere per la metanizzazione nel cosiddetto Bacino 30 hanno riguardato sette comuni. A causa di pesanti intimidazioni, l’azienda concessionaria, la “Consorzio Eurogas” fu estromessa e costretta a cedere la concessione a titolo gratuito in favore della Cpl Concordia. Il tutto accadeva due mesi prima della promulgazione della legge 266/97, con la quale venivano stanziate ingenti risorse pubbliche per la metanizzazione nel Mezzogiorno. La camorra avrebbe così ottenuto subappalti, con affidamento diretto dei lavori attraverso la lottizzazione e la stipula dei contratti sotto una certa soglia per aggirare la normativa. Le imprese inoltre erano indicate alla Cpl dal clan, come sottolineano gli inquirenti della Dda. Non basta. La Concordia versava una tangente “già inserita dalla Cpl nel prezzo dei lavori, pari a 10mila lire sulle 75mila previste per metro lineare da contratto”, ma anche una “grossa fetta dei contributi pubblici pari a circa 23 milioni di euro al netto di Iva”. Nell’ambito degli accordi tra coop e camorra, su sollecitazione di Piccolo, la Cpl omise di chiedere ai familiari del boss Michele Zagaria il pagamento di 47mila euro per la fornitura di gas. Le indagini hanno permesso di fare luce sui rapporti tra la coop modenese e imprenditori legati alla cosca casertana. Questo “patto” era noto anche all’ex senatore Lorenzo Diana, icona dell’Antimafia. Secondo quanto sostengono gli investigatori l’ex parlamentare Pd era “consapevole dell’esistenza dell’accordo per l’affidamento diretto” dei lavori di metanizzazione nel Bacino Campania 30 “ad imprese riconducibili al clan dei Casalesi e, quindi, di particolare vantaggio per lo stesso sodalizio mafioso”.

IL RUOLO
Per questo il gip ha firmato per lui un’ordinanza applicativa di divieto di dimora nella regione Campania. Diana avrebbe svolto un “ruolo di assoluto rilievo” nella vicenda relativa alle opere di metanizzazione nei comuni del Casertano rientranti nel Bacino 30. Il suo ruolo, secondo gli inquirenti, di “facilitatore della realizzazione delle opere nel Bacino” si sarebbe tradotto in un “intervento diretto sulla Prefettura di Caserta per quei Comuni compresi nel Bacino e all’epoca sottoposti a commissariamento per infiltrazioni mafiose per ottenere le delibere di approvazione della concessione e dei progetti presentati dalla Cpl, nei tempi previsti per accedere ai finanziamenti pubblici in favore della cooperativa modenese”.