Appalti vinti con protocolli falsi, blitz della finanza al centro rimpatri di via Corelli

Due gli indagati per il blitz della Finanza al centro di via Corelli dopo la denuncia di Altreconomia rilanciata da La Notizia.

Appalti vinti con protocolli falsi, blitz della finanza al centro rimpatri di via Corelli

Protocolli con firme false per aggiudicarsi gli appalti, cibo scaduto, persone con patologie gravi come un tumore al cervello o affetti da epilessia lasciate senza cura. I finanzieri, intervenuti ieri nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di via Corelli a Milano su delega dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri della Dda di Milano, hanno trovato conferma di quello che alcune associazioni a tutela dei migranti e le inchieste di Altreconomia, riprese anche dal nostro giornale, da tempo avevano denunciato.

Sono due le persone finite iscritte nel registro degli indagati, la 73enne Consiglia Caruso (amministratrice della Martinina srl) e il figlio 40enne Alessandro Forlenza (amministratore di fatto della società di proprietà della moglie, Paola Cianciulli, non indagata). La Martinina srl è l’attuale gestore del Cpr, si era aggiudicato l’appalto della Prefettura, valore 4 milioni e 398mila euro, il 10 ottobre 2022. La società, domiciliata in provincia di Salerno, aveva presentato un’offerta in cui garantiva, tra le altre cose, la collaborazione con diverse realtà finalizzata ad assicurare l’erogazione di “servizi” da integrare nella gestione del Cpr.

Le carte sul centro di via Corelli

Almeno otto protocolli sarebbero stati falsi, in uno addirittura c’era solo la firma della Martinina srl. Tutti i diretti interessati, contattati da Altreconomia, avevano smentito di aver mai sottoscritto accordi con la Martinina. Sotto la lente dei pm sono finiti gli “espedienti maliziosi e ingannevoli” per far apparire l’appalto della struttura (72 posti per identificare e rimpatriare i migranti irregolari) “conforme agli obblighi”.

I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria avrebbero scoperto una realtà diversa: i 40,18 euro a migrante al giorno, più 132,6 euro per il kit di primo ingresso, non servirebbero, se non sulla carta, per erogare servizi e prestare assistenza sanitaria ai reclusi “affetti da epilessia, epatite, tumore al cervello, gravi patologie psichiatriche, tossicodipendenti”. Tutti “considerati idonei alla vita in comunità ristretta” fra cui un algerino di 57 anni a cui è stata “asportata la milza nel 2018”.

Negati o “largamente insufficienti”, si legge nel decreto di ispezione (che è stata videoregistrata), i “servizi pattuiti con la Prefettura” a cominciare dalle “prestazioni sanitarie specialistiche” che sono “raramente effettuate per mancanza di fondi”. La Prefettura di Milano aveva già avviato a carico dell’ente gestore del Cpr di via Corelli un procedimento amministrativo per la contestazione di condotte ritenute “contrarie agli obblighi contrattuali a seguito di alcune criticità gestionali emerse nei mesi scorsi”. Il procedimento si è concluso con l’irrogazione della “massima sanzione” prevista. Lo ha comunicato la stessa Prefettura che aveva anche provveduto ad informare “immediatamente” gli uffici della locale Procura sugli esiti della propria attività, “trasmettendo anche la relativa documentazione e fornendo la propria massima collaborazione”.