Arancioni dalla vergogna. Altri 5 governatori presentano il conto dei loro fiaschi. Misure più restrittive in Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana

Cambia la geografia dell’emergenza. Dopo meno di una settimana dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm che divideva l’Italia per zone a rischio, si delineano ora nuovi confini. A dirlo è il Comitato tecnico scientifico (Cts) che si è riunito ieri pomeriggio per un’attenta analisi e modifica dei livelli di emergenza della penisola. L’Abruzzo, a partire da mercoledì, insieme ad altre quattro Regioni – Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana – passa infatti dalla zona gialla alla zona arancione. Confermato anche il passaggio autoproclamato in zona rossa della Provincia di Bolzano.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato ieri sera l’ordinanza che sarà in vigore da domani. Sul tavolo c’è la versione definitiva del report 25 dell’Istituto superiore di sanità (Iss), cioè quello che contiene i nuovi dati del monitoraggio del contagio relativo alla settimana 25 ottobre-1 novembre, analizzati in base ai 21 criteri epidemiologici individuati dagli esperti. Ma si tratta di situazioni non definitive. Sono in corso, dunque, ulteriori verifiche dei dati epidemiologici che riguarderanno tutte le altre Regioni d’Italia. In particolare, oggi verrà analizzata la situazione delicata della regione Campania, al momento nella fascia gialla di rischio Covid.

Il punto chiave della vicenda sono i dati. Sì, perché sono i 21 indicatori presi in esame dalla cabina di regia ad attribuire i colori e quindi la rigidità delle restrizioni. Non sono invece determinanti gli oltre 25 mila nuovi contagi delle ultime 24 ore. La prima suddivisione, risalente alla settimana scorsa, si fondava sui dati relativi alla fine di ottobre. Tra gli indicatori ce ne sono diversi sulla capacità di monitoraggio e di fornire in tempi prestabiliti dati certi e stabili. Il ritardo nella trasmissione dei dati o numeri incompleti, insomma, non solo possono condizionare la valutazione della Regione ma influiscono anche sulla tempistica dell’aggiornamento.

“Il ministro Speranza mi ha anticipato poco fa l’esito della riunione”, ha spiegato governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, confermando che gli effetti del provvedimento “avranno decorrenza dalla giornata di mercoledì“. Anche l’inserimento della Liguria in zona arancione da mercoledì e per 14 giorni è stato confermato dallo stesso Giovanni Toti (nella foto): “Ritengo sia doveroso non entrare in polemica con il governo e prendere atto di questa decisione”, ha scritto il governatore. In molti territori la lotta contro il coronavirus prende le sembianze di una lotta contro il tempo, ma soprattutto contro le scorte di ossigeno. “Abbiamo avuto notizie dal territorio che si stanno verificando carenze nella disponibilità di bombole di ossigeno nelle farmacie per le cure domiciliari di pazienti Covid”, è l’allarme del presidente di Federfarma Marco Cossolo. Ma a preoccupare c’è anche la situazione degli ospedali.

L’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri si aspetta “un raddoppio dei ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva nella prossima settimana se il trend non muterà, e in attesa degli eventuali benefici derivanti dalle misure dell’ultimo dpcm che potranno però evidenziarsi non prima di altri 10 giorni”. Anche l’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) parla chiaro: a livello nazionale il 49% dei posti letto in medicina generale è occupato da pazienti Covid. Praticamente uno su due, ben oltre la soglia critica del 40% che di fatto limita il ricovero di persone affette da altre patologie. A superare questo valore sono 11 regioni: Campania (41%, ultima in ordine di tempo ad aggiungersi alla lista), Emilia Romagna (50%), Lazio (47%), Liguria (71%), Lombardia (74%), Marche (53%), Trento (49%), Umbria (53%), seguite dalla provincia autonoma di Bolzano (99%), Piemonte (95%) e Valle d’Aosta (91%).