ArcelorMittal non può recedere dal contratto di affitto dell’ex Ilva. La multinazionale indiana deve andare avanti. I commissari si rivolgono al Tribunale di Milano

Non ci sono le condizioni giuridiche del recesso dal contratto di affitto dell’ex Ilva, preliminare alla vendita, e dunque ArcelorMittal deve andare avanti. E’ quanto scrivono nel ricorso con urgenza e cautelare, ex articolo 700, che verrà presentato nei prossimi giorni al Tribunale a Milano dai legali dei commissari straordinari. E’ atteso per domani, invece, il deposito, sempre a Milano, dell’atto con cui la multinazionale indiana chiede il recesso del contratto, già notificato ai commissari martedì scorso.

“In questo momento – ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano -, abbiamo un contraente che sta scappando via. Se questo contraente dovesse cambiare idea e decidere di non scappare più e ci dovesse chiedere di rinegoziare gli accordi perché li ritiene non sostenibili, noi non riteniamo impossibile questa soluzione. Possiamo anche rinegoziare l’accordo del 6 settembre, lo possiamo fare, pero’ dobbiamo rinegoziare l’accordo anche dal punto di vista della salute delle persone”.

Addossare tutti i costi di un risanamento industriale allo Stato “è una pericolosa illusione”, ma la nazionalizzazione “non va esclusa dalla cassetta degli strumenti”, ha detto, invece, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “Eviterei – ha aggiunto il ministro – una discussione bianco o nero su questo tema”.

Italia Viva, la formazione politica guidata dall’ex premier Matteo Renzi, ha presentato in Commissione finanze alla Camera due emendamenti al decreto fiscale in merito al cosiddetto scudo penale dell’ex Ilva, uno a carattere generale e uno che punta a reintrodurlo coprendo legalmente la società dal 3 novembre (data in cui era scaduto il precedente scudo) fino al termine del percorso di risanamento.