Arretra l’austerity. L’Italia sta diventando più equa e inclusiva. Studio del Mef valuta 12 indicatori. Dal reddito medio alle disuguaglianze, fino all’ambiente e alla giustizia civile

Sarà retorica dirlo ma non esiste solo il Pil. Non esistono solo i pur importanti numeri cari all’Unione europea. Non esistono solo agenzie di rating e spread. E per fortuna, aggiungiamo noi. Esistono anche indici differenti che testimoniano il livello di benessere di un dato Paese. Nella fattispecie, di quello italiano. Stiamo parlando del Bes, sigla che sta per “Benessere equo e solidale”, introdotto dalla riforma del bilancio dello Stato varata nel 2016.

Parliamo, cioè, di un parametro che, tenendo conto di ben 12 indicatori differenti (tra i principali: reddito medio disponibile, indice di disuguaglianza, povertà assoluta, eccesso di peso, criminalità predatoria, abusivismo edilizio), spiega, appunto, il benessere del popolo italiano. Che non può essere letto solo in base al Pil e ai saldi di bilancio, ma anche in termini di effetti attesi sulla distribuzione del reddito, sull’ambiente, sui tempi della giustizia e così via. Ebbene: stando all’ultima relazione presentata da Giovanni Tria, l’Italia si avvia verso un periodo di maggiore inclusione sociale e redistribuzione dei redditi.

I DETTAGLI. Secondo la relazione, la legge di Bilancio 2019 “ha un rilevante impatto sui vari aspetti che compongono il benessere”. Insomma, avremo pure “osato” troppo in campo europeo, ma per potenziali giuste cause. Le misure approvate dal Governo, infatti, “sono volte ad aumentare il potenziale di crescita dell’economia italiana e al contempo garantire maggiore equità”. Certo, vedremo se alle premesse seguiranno i fatti, ma secondo la relazione le previsioni non sono assolutamente negative. Scrivono i tecnici ministeriali: “Nel triennio 2019-2021 si registrerà un aumento consistente del reddito disponibile aggiustato pro capite (rapporto tra il reddito lordo disponibile delle famiglie, inclusivo del valore dei servizi forniti dalle istituzioni pubbliche, e il numero totale di persone residenti in Italia, ndr) pari a 4,5 punti percentuali, ed una riduzione significativa della disuguaglianza dei redditi”.

Tali previsioni, spiegano ancora i tecnici, “derivano principalmente dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, dall’estensione del regime forfettario agevolato e dalle risorse destinate alle assunzioni previste nel pubblico impiego”. Non solo. Sempre grazie al Rdc e al “pacchetto pensioni” potrebbero esserci miglioramenti importanti anche sul fronte dell’indicatore “lavoro e conciliazione dei tempi di vita”: nel 2019-2021 si assisterebbe non solo alla riduzione della mancata partecipazione al mercato del lavoro (da una percentuale del 22,5 del 2015 passeremo al 18,3 nel 2021), ma anche al progressivo assottigliamento del gap tra uomini e donne (da 6,1 a 5,3%).

SI CRESCE. Ma non è tutto. Come detto, infatti, il Bes tiene conto anche di altri fattori. Uno degli indicatori, ad esempio, è quello relativo alla salute dei cittadini: anche in questo caso la speranza di miglioramenti è elevata considerando il piano per la riduzione dei tempi d’attesa, fortemente voluto dal ministro Giulia Grillo, e il fondo per l’edilizia sanitaria. Stesso discorso anche per quanto riguarda l’ambiente: determinanti saranno le politiche atte a ridurre le emissioni di CO2 pro capite, su cui tanto ha insistito Sergio Costa. A riguardo, scrivono i tecnici, “si prevede un miglioramento su cui incidono il rinnovo degli incentivi all’efficienza energetica, che generano impatti positivi anche in termini di investimento e di occupazione, e il meccanismo ‘bonus-malus’ su auto elettriche e a combustione interna”. A questo punto non resta che aspettare. Fiduciosi.