Quirinale, con Amato e Mattarella è tutta una pantomima. Il Nazareno prende tempo. Alle 15 la prima chiama

Gli occhi erano tutti puntati su di loro e sull’incontro a Palazzo Chigi. Ma, alla fine, il vis-à-vis tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si è concluso con un nulla di fatto. Tutto, forse, secondo le regole. In scena, infatti, è andato il gioco delle parti. Con Renzi che avanzerebbe nomi e il Cav che li rifiuterebbe. In realtà, altro non è che una pantomima. Il candidato del Nazareno già c’è. Ma è coperto. E sarà “annunciato” solo alla vigilia della quarta chiama. Tanto che l’annuncio arrivato in serata secondo cui, come detto da Lorenzo Guerini, “si parte e si arriva con Mattarella”, appare poco credibile.

I DUE NOMI
Ma partiamo da principio. La giornata di ieri è stata piena di appuntamenti. Renzi ha incontrato prima i parlamentari Dem con cui è stato chiaro su un punto: il Pd deve avere “un ruolo massimo e centrale” nell’elezione del presidente della Repubblica. Un invito alla responsabilità, dunque, rivolto soprattutto alla fronda dei dissidenti che già aveva provato a mettere in difficoltà il governo al Senato su un altro punto focale per Renzi quale l’Italicum. Il nome del candidato, dunque, “ancora non c’è”, ma “il metodo – ha chiarito il premier – non è ‘the winner is’, piuttosto è quello dell’ascolto, massimo coinvolgimento e massima collaborazione”. Ma in realtà da ambienti Dem sembrerebbe sia filtrata un’indiscrezione. Il premier starebbe premendo su Sergio Mattarella (che potrebbe ricevere il placet anche dalla minoranza Pd). E sarebbero proprio questo il nome avanzato da Renzi nei due incontri centrali della giornata di ieri, quello con Pierluigi Bersani (peraltro a sua volta candidato, a sorpresa, tra i dieci del Movimento 5 Stelle) e quello appunto con Silvio Berlusconi.

DA PIER…
A mezzogiorno ad incontrare il premier è stato proprio l’ex segretario del Pd. Un faccia a faccia che è durato circa mezz’ora, al termine del quale Bersani ha dichiarato: “Abbiamo cominciato a ragionare e abbiamo ragionato bene. Ma la strada è ancora lunga. Sì, certo che abbiamo parlato di nomi”. Quello che pare, dunque, è che anche sul versante dei frondisti interno al Pd, la strada sia ancora in salita.

…A SILVIO
All’ora di pranzo, infine, è cominciato l’incontro con Berlusconi (accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini) che si è concluso dopo circa due ore di confronto. Lasciato Palazzo Chigi, l’ex Cavaliere ha incontrato i grandi elettori azzurri ai quali ha detto: “Non abbiamo ancora individuato un candidato” per il Quirinale. “Saremo in consultazione permanente per arrivare a un nome che possa darci garanzie. Nei prossimi giorni avremo altri incontri con Renzi per arrivare a una scelta condivisa. Sarete tutti riconvocati quando ci sarà un nome”. In altre parole, dunque, no a Mattarella (già bocciato d’altronde dall’ex Cav nel 2013). L’idea dei forzisti è invece spingere su Giuliano Amato, un nome però troppo ingombrante per Renzi e per tutto il Pd. Per ora, dunque, l’unica certezza è che Fi non avrà un candidato alle prime tre votazioni (sì dunque alla scheda bianca). Domani, dunque, si comincia. Ma quello che sembra è che dovremo aspettare sabato per salutare il nuovo Presidente. Del Nazareno.

Fumata nera. Il Nazareno prende tempo

di Lapo Mazzei

C’è chi parla di pericoli scampati. E chi i pericoli continua a vederli dappertutto. E poi ci sono quelli che giocano a costruire i pericoli, con i quali tentare di far uscire di strada i primi e i secondi. Infine c’è chi osserva tutto, giocando il ruolo del quarto lato, ovvero quello che deve chiudere il rettangolo. Perché per eleggere il capo dello Stato non serve la classica quadratura del cerchio, figura retorica tanto abusata quanto fuorviante rispetto al quadro odierno, ma una cornice che contenga il mosaico al quale stanno lavorando emissari e leader, candidati e candidabili. Ecco, più o meno è questo lo schema di gioco della partita per il Colle che si sta disputando sul filo degli incontri organizzati dal premier Matteo Renzi. Il quale non vuol finire nella rete di Silvio Berlusconi e, soprattutto, vuole evitare le trappole che stanno piazzando sul percorso i grillini fedeli al capo, con il possibile aiuto di minoranza Dem e ribelli azzurri.

DO UT DES
Ovviamente il nome, quello vero, ancora non c’è. Matteo continua a tenere sulle spine Silvio, dato che non si fida dell’alleato, e il Cavaliere non molla il colpo se non vede messe nero su bianco le garanzie che va chiedendo. Arrivati a questo punto del match il problema non è più il nome, buono solo per il gossip e la quarta votazione, ma il contenuto degli accordi. Davvero il leader di Forza Italia chiede garanzie per le sue aziende, che vorrebbe vendere, in cambio della piena agibilità politica (tradotto significa grazia o piena riabilitazione, magari attraverso lo stratagemma del 3%) e di un futuro sereno per i propri figli? E davvero Renzi sta monetizzando la scelta del Capo dello Stato, in barba alla Costituzione e ai desideri di normalità degli italiani? Domande che, a prima vista, possono pure apparire retoriche. Ma basta contestualizzarle per renderle verosimili. “Abbiamo delineato un identikit, quello di un politico e non di un tecnico”, ha detto Berlusconi ai grandi elettori di Forza Italia. In particolare il Cav avrebbe detto che il profilo del prossimo inquilino del capo dello Stato corrisponde a una figura che abbia ricoperto incarichi istituzionali importanti, che sia conosciuto e anche popolare tra gli italiani, credibile e stimato all’estero, con buon senso e che non abbia dichiarate inimicizie nei nostri confronti.

PERICOLO SCAMPATO
Insomma, i due non sono ostili l’uno all’altro. Ma il nome secco ancora non c’è. Arriverà, tanto che Silvio parla di pericolo scampato. “Su alcuni nomi proposti da Renzi abbiamo detto no e i nostri no sono stati accettati. Dunque, i pericoli maggiori sono stati scampati”, sostiene Berlusconi parlando ai grandi elettori Azzurri. Domani intanto è previsto un nuovo incontro tra i due. Staremo a vedere.

IL REQUIEM
Però c’è chi giura che i pericoli ci sono eccome. “Berlusconi mi sembra abbia perso le palle, in politica bisogna essere determinati. Doveva ottenere un risultato e invece ha giocato la partita e l’ha persa: è andato là”, a palazzo Chigi, “e si è piegato”. A descrivere con toni apocalittici la situazione è Umberto Bossi, nonostante l’invito a cena di Berlusconi. Invito che però cade nel vuoto dato che il senatur preferisce suonare il requiem. Dunque è la fine di Berlusconi? “Mi sa di sì”, dice Umberto ai cronisti, “perché la gente qualsiasi cosa poteva perdonargli, ma non quella di finire a sostenere la sinistra. Lui muore alleato alla sinistra, è un po’ troppo”. Sì, forse lo è davvero. Ma cosa non lo è in questo match dove i grillini provano ad allearsi con la minoranza Dem e i ribelli azzurri pur di far saltare il banco del Nazareno? Il premier Renzi, nel frattempo, impugna la squadra di partito per rimettere tutti i in riga. E chiudere il rettangolo.