Mentre la tregua a Gaza regge, ma rimane sempre in bilico, ieri si è registrata la provocazione dei coloni israeliani, entrati nel complesso della Moschea di Al-Aqsa sotto la stretta protezione della polizia israeliana. A dare la notizia è stata l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Il Governatorato di Gerusalemme ha dichiarato che un totale di 465 coloni si sono riversati nei cortili della Moschea di Al-Aqsa, effettuando visite guidate provocatorie e celebrando rituali talmudici.
Non si tratta dell’unica provocazione dei coloni: altri hanno infatti attaccato gli agricoltori palestinesi mentre raccoglievano le olive nella città di Aqraba, a sud di Nablus. L’esercito israeliano, in serata, ha dichiarato che la Croce Rossa ha ricevuto i resti di un ostaggio di Gaza nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco in corso con Hamas.
Il piano Usa: truppe straniere a Gaza già a gennaio e per due anni
Intanto spunta un piano degli Usa presentato ad alcuni membri del Consiglio di Sicurezza Onu che disegna in dettaglio il possibile futuro assetto, militare e politico, di Gaza. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno inviato a diversi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione per l’istituzione di una forza internazionale a Gaza per almeno due anni. Lo ha riferito Axios citando alcune fonti, secondo le quali la risoluzione darebbe agli Stati Uniti e ai paesi partecipanti un ampio mandato per governare e offrire sicurezza nella Striscia fino alla fine del 2027, con la possibilità di allungare il mandato.
La risoluzione farà da base alle trattative fra i membri del Consiglio di Sicurezza con l’obiettivo di istituire la forza internazionale nelle prossime settimane e dispiegare le prime truppe già a gennaio. Secondo una copia della bozza pubblicata da Axios, la cosiddetta Forza internazionale di stabilizzazione (Isf) sarà incaricata di proteggere i confini della Striscia di Gaza con Israele ed Egitto, di garantire la sicurezza dei civili e delle zone umanitarie e di addestrare nuovi agenti di polizia palestinesi con cui collaborerà.
Il compito di disarmare Hamas
Il mandato della forza apparentemente includerà il disarmo di Hamas, con la bozza che afferma che l’Isf “stabilizzerà l’ambiente di sicurezza a Gaza assicurando il processo di smilitarizzazione della Striscia di Gaza, inclusa la distruzione e la prevenzione della ricostruzione delle infrastrutture militari, terroristiche e offensive, nonché la dismissione permanente delle armi dei gruppi armati non statali”.
La bozza afferma inoltre che l’Isf svolgerà “compiti aggiuntivi che potrebbero essere necessari a supporto dell’accordo di Gaza” e che sarà istituito e opererà “in stretta consultazione e cooperazione con Egitto e Israele”. La risoluzione chiede di concedere al Board of Peace proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump i poteri di “un’amministrazione di governo transitoria con personalità giuridica internazionale che definirà il quadro e coordinerà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza in conformità con il Piano globale, finché l’Autorità Palestinese non avrà completato in modo soddisfacente il suo programma di riforme”.
Secondo una fonte di Haaretz, la proposta risponde a molte delle richieste di Israele ed è stata concordata in anticipo con quest’ultimo. “Abbiamo dato la disponibilità ad aiutare a Gaza sotto diversi aspetti: con assetti sanitari o con l’addestramento di forze di polizia, che dovranno in qualche modo presidiare il territorio, o sulla parte di sminamento. Sminare Gaza richiederà qualche decennio. Per adesso non è prevista alcuna missione Onu. Per i soldati sul campo, in questo momento nessuno è in grado di dare sicurezza assoluta e io non ho intenzione di mandare militari italiani in luoghi dove possono perdere la vita senza portare nessun altro risultato”, ha dichiarato intanto il ministro della Difesa, Guido Crosetto.