Assange, gli Stati Uniti respingono la richiesta dell’Australia su fine azione penale

Assange ha visto anche il tentativo dell'Australia di ammorbidire il governo americano contro l'azione penale nei suoi confronti.

Assange, gli Stati Uniti respingono la richiesta dell’Australia su fine azione penale

Assange ha visto respingersi anche la richiesta da pare del suo Paesi di origine, l’Australia, di vedere terminata l’azione penale nei suoi confronti dagli Stati Uniti. L’attivista rischia davvero di finire la sua vita in un carcere americano.

Assange, gli Stati Uniti respingono la richiesta dell’Australia

Gli Stati Uniti, attraverso il segretario di Stato americano, Antony Blinken, hanno respinto la richiesta da parte dell’Australia di terminare l’azione penale contro Julian Assange. Secondo Blinken il fondatore di Wikileaks “ha rischiato di causare danni molto gravi alla nostra sicurezza nazionale“. Tuttavia, Blinken ha anche dichiarato di comprendere le ragioni e le preoccupazioni degli australiani ma che “è importante anche che la controparte comprenda la preoccupazione Usa sul whistleblower australiano”, insistendo su come Assange abbia provocatogravi rischi per la sicurezza nazionale” e respingendo così la richiesta. La dichiarazione, avvenuta in occasione della riunione a Brisbane, in Australia, dei ministri degli Esteri e Difesa dei due Paesi (Ausmin) dedicata alla cooperazione militare e in particolare sui sommergibili nucleari, è riportata dal Guardian.

Cosa rischia l’attivista negli Stati Uniti

Assange è un noto attivista e vicino al sito WikiLeaks ed è accusato di  aver rivelato documenti secretati statunitensi riguardanti crimini di guerra ricevuti dalla ex militare transgender Chelsea Manning. Attualmente detenuto nel Regno Unito presso la Her Majesty Prison Belmarsh. Il 6 giugno un giudice dell’Alta Corte del Regno Unito ha respinto tutti e otto i motivi dell’appello di Julian Assange contro l’ordine di estradizione negli Stati Uniti firmato nel giugno 2022 dall’allora ministra degli Interni britannica Priti Patel. Negli Usa rischia fino a 175 anni di carcere da trascorrere in un penitenziario di massima sicurezza. Tra le informazioni rivelate e di cui è accusato di aver reso note ci sono i bombardamenti in Yemen, gli abusi e atti di tortura commessi dall’esercito americano nel carcere iracheno di Abu Ghraib, fino agli orrori della guerra in Afghanistan.