Assegno di inclusione: il welfare è una bomba sulla città di Napoli

A Napoli il welfare rischia di diventare una bomba sociale con le prime 25mila pratiche per l'assegno di inclusione.

Assegno di inclusione: il welfare è una bomba sulla città di Napoli

L’Assegno di inclusione si è abbattuto come uno “tsunami” sul welfare del Comune di Napoli. E ora la Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil ha lanciato lo stato di agitazione in una nota inviata al prefetto Michele Di Bari, al sindaco Gaetano Manfredi (nella foto) e all’assessore Luca Trapanese. Ciò che denunciano i sindacati di categoria è un vero e proprio caos che sta mettendo a rischio anche la sicurezza degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in organico ai servizi sociali sul territorio cittadino.

A Napoli il welfare rischia di diventare una bomba sociale con le prime 25mila pratiche per l’assegno di inclusione

Lo stesso allarme fu lanciato dall’assessore Trapanese a gennaio su queste pagine. “Dal confronto quotidiano ed in seguito all’assemblea dello scorso 1 marzo, con i lavoratori – scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil – è emersa l’esigenza di porre in essere un’immediata mobilitazione, in quanto la già gravissima situazione in cui da troppo tempo versa l’organizzazione del lavoro è diventata, con l’assegno di inclusione (Adi), insostenibile. Pur apprezzando la disponibilità della Direzione Generale, che nell’ultima riunione per far fronte all’emergenza a messo a disposizione sin da subito 25mila euro di straordinario, l’elevato numero di domande Adi, ad oggi oltre 25mila, ha reso il già precario sistema del welfare del Comune di Napoli, una bomba ad orologeria”. Le Rsu si sono interfacciate con l’Amministrazione per denunciare “la precarietà del sistema”, perchè gestire così tante pratiche (dietro ogni pratica c’è un nucleo familiare) in tempi strettissimi, oltre alle già gravose attività ordinarie, per di più in spazi inadeguati e angusti, “comporta ritmi di lavoro al limite della decenza ed una continua violazione delle norme sulla privacy”.

Spazi inadeguati e aggressioni contro le assistenti sociali e gli educatori che lavorano le pratiche

Alcuni episodi di violenza hanno costretto gli operatori, più volte, “a ricorrere alle cure mediche” e i sindacati hanno chiesto, anche in occasione dell’attuale “tsunami” Adi a tutela di quest’ultimi “la presenza delle forze dell’ordine o delle guardi giurate, ma a tutt’oggi non hanno avuto riscontro”. In questo scenario lo stato d’animo degli assistenti sociali, gli educatori e gli psicologi ha raggiunto “livelli preoccupanti”. Ora Cgil, Cisl e Uil chiedono la convocazione insieme al Comune di Napoli e all’Inps, “per esperire la procedura di raffreddamento dei conflitti, al fine di ristabilire condizioni lavorative accettabili e di instaurare un necessario clima di distensione”.

I sindacati chiedono un tavolo alla prefettura con Comune e Inps per “riparare” i danni del governo

“Chiediamo al Comune di intervenire non solo con risorse economiche ma anche con quelle umane per andare oltre l’emergenza”. Lo dice Danilo Criscuolo che parla a nome delle tre sigle sindacali. “L’Adi è una misura che ha bisogno di essere lavorata molto di più rispetto al Reddito di cittadinanza. A Napoli – aggiunge Criscuolo – gli assistenti sociali sono già impegnati nell’ordinario che è un’emergenza. C’è una tagliola che il governo non vuole togliere: è la scadenza della presa in carico dei singoli casi. Questa è la tempesta perfetta con l’Inps che manda le pratiche già lavorate da loro a dicembre. Nelle 25mila pratiche attuali non ci sono ancora nemmeno le fasce fragili come i senza dimora”. I danni del governo iniziano a dare i propri frutti.