L’assenteista Salvini promette battaglia in Senato. Ha solo il 13% di presenze. Eppure dice: “Lavoreremo giorno e notte”

Dalla modifica ai suoi amatissimi “decreti Sicurezza” fino alla battaglia sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Matteo Salvini è il Capitano, il condottiero, il generale. Che lo chiami come si vuole certamente non è uno abituato ad arrendersi, specie quando ci sono battaglie capitali per la Lega come lo sono i migranti e le politiche europee. E allora eccolo lì annunciare le barricate: “Il decreto immigrazione – diceva ieri – va avanti oggi, domani, venerdì, sabato, domenica… se non lo ritirano, tutti i parlamentari del centrodestra interrogheranno giorno e notte, perché l’ultima cosa di cui hanno bisogno gli italiani è di riaprire i porti e ritornare a spendere miliardi per l’immigrazione clandestina. Ritirino questi decreti e torniamo a parlare di salute e di lavoro altrimenti, i parlamentari staranno in aula giorno e notte”.

Bene. Così si fa. Ma c’è da dire soprattutto che, forse, Salvini bene ha fatto a parlare genericamente di “parlamentari” e, soprattutto, a non usare il plurale. A pensar male si potrebbe pensare che non l’abbia fatto apposta. Malelingue, certo. Ma, come dice il proverbio, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca pure. Già, perché a contare le presenze al Senato non è che il Capitano brilli particolarmente: secondo i dati raccolti da OpenPolis, infatti, Matteo Salvini ha collezionato finora il 13.84% delle presenze: 859 su 6205. Nessuno parli però di assenze, non sia mai. Ufficialmente, infatti, le sue assenze sono soltanto il 3,11% (193 su 6205). E il resto allora? Tutte missioni. Non si sa perché, dove, come. Ma quel che sappiamo, perlomeno a leggere i dati di OpenPolis, è che su 6205 sedute finora tenute Salvini 5153 è stato in missione. Un bel numero considerando che la media delle missioni al Senato è pari a 9,34%, mentre il segretario leghista arriva a quota 83,05%. Un leader anche di missioni, non c’è che dire.

CURSUS HONORUM. Qualcuno, probabilmente, però non si stupirà affatto. Chi ha buona memoria, infatti, ricorderà che anche ai tempi dell’Europarlamento Salvini non amava particolarmente il lavoro d’Aula. Di articoli sul web sul suo non esser presente a Bruxelles se ne trovano a valangate. E indimenticabili anche i video. Come quello in cui l’eurodeputato socialista Marc Tarabella, belga di origine italiana, attaccava Salvini (poiché correlatore insieme a lui di una direttiva sugli appalti, ma a detta sua mai presentatosi nei vari incontri con gli altri eurodeputati relatori) con queste parole: “È una vergogna sentirla in Aula. Per un anno e mezzo abbiamo lavorato con gli altri correlatori ma lei non l’abbiamo mai vista. Sei un fannullone”.

Senza dimenticare, ancora, il periodo al governo. Come ricordava a maggio 2019 Repubblica, “dall’inizio dell’anno ad oggi, di giorni interi al ministero ne ha trascorsi appena 12, che diventano 17 se aggiungiamo cinque giorni in cui non si capisce bene dove sia stato. Nello stesso periodo, però, si è lanciato in un tour che nemmeno una rockstar: 211 tappe, tra eventi pubblici, comizi, cene elettorali, feste della Lega. Su e giù per l’Italia. Trasportato, talvolta, da aerei ed elicotteri della Polizia”. Siamo certi che l’opposizione battaglierà. Giorno e notte. In maniera indefessa. Qualche dubbio – ce lo si conceda – resta sul leader della Lega. I numeri, dopotutto, sono argomenti testardi.