Asset russi, la sconfitta di von der Leyen e Merz. Bloccati dai sovranisti

Sugli asset russi sconfitta per von der Leyen e Merz, la spuntano i sovranisti. Praga, Bratislava e Budapest non partecipano al prestito

Asset russi, la sconfitta di von der Leyen e Merz. Bloccati dai sovranisti

Al termine di uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi tempi, l’Europa ha scelto di sostenere l’Ucraina per il 2026 e 2027 nel segno dell’unanimità con un prestito da 90 miliardi. Ma attraverso il debito comune e non con l’uso degli asset russi, su cui c’era la contrarietà non solo di Paesi quali Italia, Bulgaria, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e soprattutto Belgio. Contro l’utilizzo dei beni di Mosca c’era anche l’amministrazione Usa di Donald Trump. Un vertice che ha due sconfitti: Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Sugli asset russi una sconfitta per von der Leyen e Merz

La decisione di non ricorrere all’uso dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina è una sconfitta per von der Leyen, Merz “e gli altri guerrafondai europei”, dichiara Kirill Dmitriev, capo del Fondo russo per gli investimenti diretti e rappresentante speciale del Cremlino, definendo la scelta adottata dal Consiglio “un colpo fatale per la presidente della Commissione e il cancelliere tedesco” che a questo punto “dovrebbero dimettersi”.

Non è solo una questione legata alla guerra in Ucraina, è un tema “decisivo” per il futuro dell’Europa e per la sua capacità di affermarsi come attore globale, sono andati ripetendo i due tedeschi negli ultimi giorni. L’intesa madre, quella sull’uso degli asset russi congelati, era una battaglia sulla quale von der Leyen non aveva intenzione di fare passi indietro. Una battaglia in cui aveva arruolato come compagno il cancelliere tedesco che il 5 dicembre era volato fino a Bruxelles per garantire a Ursula la sponda tedesca. Che non è bastata e Ursula ci ha rimesso faccia e credibilità.

Il Belgio non ha ceduto

Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi considerati attualmente meno centrali, le trattative sull’uso degli asset tra la Commissione europea e il Belgio andassero avanti per cercare di trovare un punto di caduta sul grande nodo delle garanzie. Al momento della cena, tuttavia, è cominciato ad emergere un dato: il binario degli asset russi nera un binario morto. Il premier belga Bart De Wever non aveva dato segni di cedimento.

Le perplessità di Paesi come Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca restavano intatte. Viktor Orban e Robert Fico, nel frattempo, non smettevano di lavorare ai fianchi per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato l’ira di Mosca. A quel punto Merz e von der Leyen hanno dovuto deporre le armi. Sul tavolo dei 27 ha acquistato forza il piano B, un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale comunitario. Un simile accordo necessitava tuttavia dell’unanimità.

Un punto a favore dei sovranisti

Ed è lì che ha avuto luogo il secondo colpo di scena: Praga, Bratislava e Budapest si sono detti disponibili a votare l’accordo, a patto di avere la possibilità dell’opt-out, ovvero di non partecipare al prestito per Kiev. A notte fonda, i 27 si sono riuniti ed è bastata meno di un’ora per trovare l’accordo. “Se sai fare il tuo lavoro, e parli con le persone, si può arrivare ad un accordo. Mi sono preparato, ho parlato con molte persone, anche se non si svelano i segreti del mestiere”, ha osservato De Wever.

I beni russi congelati rimarranno bloccati fino a quando la Russia non avrà pagato i risarcimenti all’Ucraina. E, se non lo farà, l’Ue si dice pronta a ricorrere, nel rispetto del diritto internazionale, a quegli stessi asset per rimborsare il prestito. Ma questo è tutto da vedere.

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che l’idea di utilizzare i beni russi congelati era una “rapina”. “Non importa cosa rubino, prima o poi dovranno restituirlo e, cosa più importante, andremo in tribunale per proteggere i nostri interessi. Faremo del nostro meglio per trovare una giurisdizione indipendente dal contesto politico”, ha avvertito nella conferenza stampa di fine anno lo zar.