Atlantia vuol far soldi pure sull’addio ad Autostrade. La società propone una scissione parziale per poi aprire la gara. Ma il Governo non rinuncerà all’ingresso di Cdp

C’era da aspettarselo: la strada per un accordo tra Aspi, Cdp e governo è ancora piena di insidie e il confronto è stato ed è ancora aspro. Autostrade per l’Italia, nelle lettere inviate al governo, lamenta “concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative”, con tanto di “esempi” sui temi al centro dell’impasse. Ma tra le proposte avanzate da Atlantia per realizzare l’uscita dei Benetton dal capitale di Aspi quella che difficilmente riceverà il parere favorevole del governo è la vendita tramite un processo competitivo internazionale, che potrebbe anche escludere Cdp e consentirebbe ai Benetton di incassare il valore delle quote cedute.

Ecco, dunque, che resta un’altra ipotesi: quella dello scissione parziale di Aspi, per poi avviare la quotazione. È per valutare questa ipotesi che e’ stato convocato il consiglio di amministrazione di Atlantia il prossimo 3 settembre. Ed è a questo compromesso che vorrebbero arrivare i Benetton: niente aumento di capitale per far entrare Cdp bensì una doppia opzione. Che significa anche il venir meno delle risorse per procedere al piano di investimenti da 14,5 miliardi.

Le ipotesi messe sul tavolo da Atlantia tuttavia creano il rischio che un domani Autostrade non sia controllata da Cdp e quindi dallo stato ma vada a finire a fondi stranieri. Tale opzione non piace evidentemente al governo. Che ha puntato i piedi e che non farà passi indietro per assicurarsi il controllo pubblico con l’ingresso, come concordato, di Cassa Depositi e Prestiti.