Quale che sia la ragione del viaggio, una cosa è certa: Matteo Renzi querela. Dopo la notizia data da La Stampa e Tpi – mai smentita, secondo quanto dichiarato dai due giornali – il senatore di Italia viva ha deciso di intraprendere la strada giudiziaria. Una querela temeraria? Questo lo dirà solo il tempo. Quello che è certo è che ad andarci giù pesante è stato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Raffaele Lorusso: “Sulla questione delle querele temerarie, a parte le numerose denunce e azioni per sollecitare il Parlamento, aspettiamo che il Parlamento batta un colpo. Non vorrei che questo titubare da parte del Parlamento fosse anche dovuto al fatto che molto spesso a promuovere azioni temerarie sono proprio i politici nei confronti dei giornalisti”, ha spiegato Lorusso all’Adnkronos.
Che sia un riferimento proprio a Renzi e alle polemiche dopo i suoi viaggi a Dubai (dopo la partecipazione alla convention di qualche settimana fa ospite in Arabia Saudita), è piuttosto evidente. Tanto che Lorusso si è soffermato anche sul caso specifico, con una considerazione che, al di là del fatto in sé, è difficile non condividere in pieno: “I politici, anziché minacciare querele farebbero bene a rispondere alle domande. Perché rivolgere delle domande ad un politico su quello che è stato lo scopo di una missione all’estero non credo sia un reato, e anzi credo sia un dovere del politico rispondere, in quanto personaggio pubblico”.
LA BATTAGLIA POLITICA. Fatto sta che Lorusso ha preso la palla al balzo andando anche al di là di Renzi, della polemica scoppiata sui suoi viaggi e delle querele su cui ovviamente si pronunceranno gli organi preposti. C’è, infatti, una partita politica che, al di là di annunci e promesse, è ancora tutta da giocare: “C’è una proposta di legge che attende di essere approvata, è la proposta del senatore Primo Di Nicola, primo firmatario, che recepisce quello che è un principio che la Corte Europea ha più volte affermato”, spiega ancora Lorusso. “Ossia: chi chiede un risarcimento danni ad un giornalista e lo fa in maniera del tutto pretestuosa, e quindi l’azione viene dichiarata del tutto infondata, oltre a pagare le spese in giudizio come avviene oggi deve pagare una somma che sia proporzionale al’entità del risarcimento richiesto”.
Sarebbe “utile e necessario che il Parlamento italiano recepisse questa norma di civiltà, per indurre chi oggi pensa di poter intimidire i giornalisti o anche i loro editori, a pensarci un attimo prima di farlo. Perché se sa con certezza che ove il giudice dichiarasse quella richiesta totalmente infondata sarà chiamato a pagare una somma cospicua, credo ci penserebbe due volte” sottolinea. Un’osservazione più che condivisibile e che fa il paio con lo stato dell’arte del disegno di legge presentato dal senatore pentastellato (e non a caso ex giornalista d’inchiesta): il ddl infatti è fermo al Senato e, secondo quanto risulta al nostro giornale, anche a causa (non solo, per carità) dell’atteggiamento di Italia viva ancora non è stata calendarizzato per la discussione in Aula.
PAROLA ALL’ORDINE. Nel frattempo, a esprimersi a favore di una legge che vada in tal senso è anche lo stesso Ordine dei Giornalisti. “Penso che sia uno scandalo non riuscire a varare una norma che contrasti le querele temerarie: noi abbiamo fortemente appoggiato la proposta Di Nicola“. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, commenta così l’assenza nell’ordinamento italiano di una legge che contrasti l’abuso delle querele per diffamazione ai giornalisti. “Non conosco la vicenda specifica”, ha detto Verna in merito al Dubai-gate, sottolineando però che “quando qualcuno contesta in una sede giudiziale quella che un giornalista ritiene sia una verità, se poi la notizia si rivela fondata non può finire con la semplice condanna alle spese, occorre un risarcimento per chi temerariamente è stato tratto in giudizio”.
Difficile dar torto anche a questa posizione. Come d’altronde spiega ancora Verna, “al diritto di querelare deve corrispondere sempre un diritto al risarcimento per chi ha ragione, non solo a favore di chi agisce, se lo fa fondatamente. Altrimenti la stampa libera perde anche quando ha ragione”. Vedremo adesso cosa potrebbe accadere. Certo è che, dopo le nuove cause intentate legittimamente da Renzi, la necessità di offrire anche la garanzia di un paracadute nel caso in cui si trovasse dinanzi a una lite temeraria è a questo punto fondamentale. Per assicurare non solo uno stato di diritto, ma anche per tutelare la libertà di informazione. Di cui Renzi per primo, almeno a parole, ha sempre parlato.