Autonomia, Zaffini (FdI): “Basta creare allarme. Non c’è nessun taglio alla Sanità”

Il senatore di FdI, Francesco Zaffini, spinge l'Autonomia differenziata: "La nuova norma porterà benefici".

Autonomia, Zaffini (FdI): “Basta creare allarme. Non c’è nessun taglio alla Sanità”

Senatore Francesco Zaffini (FdI), presidente della Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro e Previdenza, il governo dice che l’autonomia regionale differenziata non penalizza la sanità del Sud. Eppure, molti, anche nel mondo medico, dicono che è vero il contrario.
“E invece non ci sarà nessuna penalizzazione, anche perché sarebbe difficile penalizzare la sanità del Sud più di quanto non lo sia già. La situazione che abbiamo trovato è terribile. Basti dire che i cittadini del Mezzogiorno hanno un’aspettativa di vita di quattro anni minore rispetto a quelli del Nord. In una situazione del genere, tentare di riformare è un obbligo. Ovviamente noi vogliamo il meglio per tutti e per questo chiariamo subito che nessuna autonomia toccherà alle Regioni che non garantiscano il rispetto dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni), che nel caso della sanità sono i Lea (livelli essenziali di assistenza). Dunque, nella migliore delle ipotesi faremo dei passi avanti, nella peggiore restiamo nella situazione in cui stiamo, e questa per me è la più sciagurata delle ipotesi”

Riducendo le risorse del fondo nazionale di perequazione, i sistemi sanitari più deboli cosa rischiano?
“Nemmeno un euro sarà distolto dall’attuale attribuzione alle Regioni per la sanità. Anzi è prevista una premialità che aumenterà le risorse oggi disponibili, contrariamente a quello che dice, per esempio, il governatore della Campania, De Luca”.

Voi dite che l’autonomia differenziata costringerà le regioni a diventare virtuose e ridurre gli sprechi. Ma ci crede davvero?
“Questo è l’auspicio. Noi mettiamo tanto denaro per tappare buchi da cui molte risorse escono in modo inappropriato. A proposito, stiamo lavorando all’adesione dell’Italia al protocollo per l’Hta (che prevede una specifica valutazione di efficacia, sicurezza e costi, ndr) sulle terapie avanzate e i farmaci oncologici”.

A poco più di venti anni dalla regionalizzazione della sanità pubblica il divario nei servizi regionali è abissale. Eppure, quasi nessuno chiede di gestire la spesa con una visione più solidale e centrale. Che ne pensa?
“Sono consapevole di questo, ma ricordo che l’attuale situazione della sanità c’è stata consegnata da una riforma fatta alla fine di una legislatura con lo scopo di fare un dispetto a chi sarebbe andato al governo dopo. La riforma dell’autonomia regionale differenziata tenta di migliorare questa situazione. Poi non ho dubbi che sul piano della gestione vada migliorato il controllo da parte del ministero, così come che sul piano degli investimenti ci sia una valutazione comune a livello centrale e regionale”.

Il governo dice di aver investito in sanità più risorse di sempre. Ma c’è chi dice che non è così.
“È un fatto che abbiamo assegnato al Fondo sanitario nazionale dieci miliardi, compresi 2,4 per il rinnovo dei contratti del personale. Una somma che non si era mai vista, se escludiamo la parentesi del Covid. Anzi, prima sono stati sottratti al settore 39 miliardi. Se poi consideriamo che per quest’anno abbiamo fatto una manovra di 24 miliardi complessivi, di cui dieci destinati solo alla sanità, ecco che le cifre parlano da sole. Speranza, per dire, metteva 4/500 milioni e tutti ad applaudirlo, noi venti volte di più e ci dicono di aver tagliato. Non regge”.

All’Aifa adesso comanda un consigliere vostro amico… cos’è: è arrivato l’amichettismo anche qui?
“Ma quando mai. Noi crediamo talmente alla centralità dell’Aifa da aver realizzato subito una riforma profonda della sua governance. Questo è stato uno dei primi atti della mia Commissione. Tra gli elementi rilevanti c’è il ruolo del presidente, che prima aveva funzioni piuttosto ridotte. Gli abbiamo assegnato, perciò, poteri specifici, tra cui la rappresentanza legale di fronte ai terzi in giudizio. Allo stesso tempo abbiamo riformato i poteri delle commissioni e del direttore generale, diviso in direttore scientifico e amministrativo. Quando abbiamo completato tutto questo, il presidente Palù, che non avevamo sostituito, ha ritenuto di lasciare. Proprio ora che avrebbe contato di più. Mi sa che è stato malconsigliato. A breve, comunque, arriverà qualcun altro”.