Autorizzazione sul caso Diciotti. Cresce il No tra i Cinque Stelle. Prevale la linea dell’interesse nazionale. L’immunità non c’entra, va valutato un atto politico

Il dibattito sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso Diciotti

La linea non cambia. Prima si studiano gli atti, poi si tirano le somme. “Decideremo leggendo attentamente le carte, ma già ora possiamo dire che Salvini non si sta nascondendo dietro l’immunità per vicende personali. Qui si parla di azione politica”, precisa il capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva, in un’intervista al Corriere della Sera. E se un eventuale no grillino all’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rischia di generare nuovi mal di pancia nella base del Movimento, l’ultimo sondaggio Gpf per La Notizia rivela in realtà che la maggioranza dell’elettorato M5S è contraria al processo per il leader della Lega.

“La base giudicherà ma sa bene le misure importantissime fatte e che stanno cambiando il Paese. Dal taglio dei vitalizi, al Daspo e al prossimo taglio dei parlamentari, dal superamento della legge Fornero al reddito di cittadinanza – chiarisce del resto il presidente dei deputati M5S -. Non si può parlare solo di immigrazione”. Insomma, in gioco c’è l’esistenza e la tenuta stessa del Governo del cambiamento. Che un via libera all’autorizzazione a procedere potrebbe mettere seriamente in discussione. Fermo restando – e al pari di un’ampia fetta della base ne è convinto anche D’Uva – che, sul caso Diciotti, il ministro dell’Interno ha agito nell’interesse della Nazione: “Quella non era la linea di Salvini, ma la linea del Governo, del premier Conte, della Lega e del Movimento Cinque Stelle”.

Senza contare che, a prescindere dal dietrofront del leader della Lega, passato dal No all’immunità al No all’autorizzazione, la vicenda che lo riguarda è ben diversa, nella forma e nella sostanza, dai tanti casi relativi ai numerosi esponenti politici rimasti coinvolti in episodi di “peculato, corruzione, abuso d’ufficio”. E sebbene il reato contestato a Salvini resti grave (sequestro di persona), la finalità della sua azione era dettata da esigenze e obiettivi di natura politica nell’interesse del Paese.

La “divisione per quote dei migranti” sbarcati in Italia tra gli Stati dell’Ue. Di certo, e nel Movimento Cinque Stelle ne sono consapevoli, il caso della Diciotti e la relativa richiesta di autorizzazione a procedere all’esame del Senato creerà un precedente giuridico destinato ad essere richiamato in futuro qualora dovessero verificarsi altri casi del genere. Per questo, la decisione che Palazzo Madama è chiamato ad adottare, rischia di avere ripercussioni che vanno ben oltre la vicenda Salvini. “Un precedente perché non ci si è mai trovati di fronte alla richiesta di rinvio a giudizio per un ministro che ha agito sulla base della sua funzione”, ha ricordato, del resto, il capogruppo dei Cinque Stelle al Senato, Stefano Patuanelli.