Avanti su Cannabis e Ius scholae. Leggi di civiltà attese da anni

Perantoni: “Il Parlamento è nelle condizioni di dare risposte concrete. In Italia abbiamo una destra isterica e retriva".

Avanti su Cannabis e Ius scholae. Leggi di civiltà attese da anni

Avanti su Ius scholae e Cannabis: “Il Parlamento è nelle condizioni di dare risposte concrete ai cambiamenti di una società che ha da tempo maturato nuove sensibilità su questi temi. Ed è giusto che il Governo non interferisca. L’ostilità delle destre? Purtroppo abbiamo una destra isterica e retriva, che ha paura di affrontare certi temi in concreto essendo abituata agli slogan e alla retorica”.

Con queste parole Mario Perantoni (M5s), presidente della commissione Giustizia alla Camera e relatore del provvedimento sulla Cannabis, spiega a La Notizia cosa c’è in ballo nelle proposte all’esame del Parlamento sui temi etici e i diritti della persona.

Presidente Perantoni, in questa legislatura il Parlamento, anche per via dei continui voti di fiducia, sembra aver perso centralità. Perché sarebbe importante portare avanti due proposte di iniziativa parlamentare come lo Ius scholae e la Cannabis?
“Per molte ragioni ma, innanzitutto, perché finalmente il Parlamento può dare risposte concrete ai cambiamenti della società che da tempo ha maturato nuove sensibilità su temi regolamentati da normative datate e inadeguate; penso anche alla questione del fine vita palesemente boicottata dalla destra in Senato. Proprio per rispettare le istanze sociali, richiamate anche nelle sentenze della Consulta, in Parlamento abbiamo avuto un confronto incessante e approfondito e grazie all’impulso dato dal M5S abbiamo costruito una maggioranza che può far fare al Paese un bel passo in avanti, senza eccessi o forzature. Questo percorso dovrebbe essere rispettato da tutti, ma in Italia abbiamo una destra isterica e retriva, che ha paura di affrontare certi temi in concreto essendo abituata agli slogan e alla retorica”.

Il premier ha detto che dal momento che sono due provvedimenti parlamentari il Governo si chiama fuori.
“Certo, è una posizione ovvia perché rispettosa del ruolo e della centralità del Parlamento. Il Governo è nato in un contesto particolare, deve portare avanti gli obiettivi del Pnrr e la maggioranza è chiamata a lavorare per questo. Ma proprio nulla impedisce al Parlamento di fare il proprio compito, anzi, siamo lì apposta per elaborare provvedimenti dei quali il Governo non può (e secondo me non deve) occuparsi e che vadano a far progredire la nostra società”.

Il Centrodestra vi accusa di proporre questioni divisive, come Cannabis e Ius scholae, al solo scopo di picconare il Governo. Ma non può anche essere rovesciata la tesi, vale a dire che sono le destre a cercare pretesti per strattonare l’esecutivo?
“Infatti noi non picconiamo proprio niente e nessuno: la nostra partecipazione al Governo per quanto sofferta è leale e responsabile e le nostre perplessità le esprimiamo pubblicamente: non usiamo pretesti inconferenti strumentalizzando addirittura il potere sovrano del Parlamento di legiferare”.

Lei è relatore della proposta sulla Cannabis. Ci spiega fuori dalle strumentalizzazioni ideologiche cosa si propone?
“La semplice e innocua depenalizzazione della coltivazione domestica di quattro piantine di cannabis. Questo è il cuore del provvedimento che va incontro alle esigenze di chi ne fa un uso terapeutico, assolutamente legale ma quasi impraticabile a causa della scarsità del prodotto sul mercato, e contrasta lo spaccio e la criminalità organizzata interrompendo enormi flussi di denaro. È una legge che elimina un divieto inutile senza incidere sulle finanze e sulla sicurezza pubblica: anzi, la rafforza perché toglie terreno alla criminalità di strada. Vi sono anche altre previsioni, tra cui la giornata nazionale di prevenzione dell’informazione sulle sostanze che danno dipendenza da tenersi ogni inizio di anno scolastico negli istituti superiori o il divieto di considerare fatto di lieve entità la vendita di stupefacenti ai minori. È una legge in favore del diritto alla cura e contro lo spaccio e la criminalità organizzata”.

Cosa risponde a chi come la Lega dice che la cittadinanza italiana andrebbe conquistata?
“I diritti si acquisiscono in presenza di determinati presupposti, non ci sono conquistatori e sottomessi. La cittadinanza è un percorso di integrazione che deve avere delle regole e non può basarsi sul presupposto di una usurpazione. Le ragazze e i ragazzi che studiano qui, crescono con i nostri figli, pensano il loro futuro accanto a loro sono nostri concittadini a tutti gli effetti”.

A parte la contrarietà delle destre, contate sul fatto che in Parlamento ci siano i numeri per fare approvare i due provvedimenti? O temete sgambetti per esempio dai centristi, come i dimaiani?
“Ogni giorno ha la sua pena ma noi siamo fiduciosi. I due provvedimenti hanno avuto una solida maggioranza nelle rispettive commissioni e sono sostanzialmente condivisi, dunque chi li ha sostenuti prima perché dovrebbe tirarsi indietro?”.

In ballo ci sono altri provvedimenti sui temi etici come il fine vita e l’omofobia. Che prospettive hanno secondo lei?
“Non lo so che prospettive in concreto ci siano, di sicuro posso dire che se tutte le forze che si dichiarano progressiste continueranno a sostenerle con entusiasmo, come facciamo noi del Movimento 5 Stelle, forse potremmo farcela ad avere una legge sul fine vita e una contro l’omotransfobia”.

Alla Camera è passata una stretta al Reddito di cittadinanza contro la vostra volontà. Quale il limite sotto il quale il Movimento non è disposto più ad andare avanti con questo Governo?
“Stiamo ragionando con Conte di questo. Le nostre conquiste sono un patrimonio del Paese, se vengono messe a repentaglio non possiamo stare certo a guardare”.