Aveva ragione la Raggi. I Casamonica sono un clan

La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma afferma che il clan Casamonica, che da anni spadroneggia a Roma, è mafia.

Aveva ragione la Raggi. I Casamonica sono un clan

I Casamonica sono un clan. E hai voglia a dire che la mafia nella Capitale non esiste. Alla fine i fatti hanno la testa più dura di certi conduttori televisivi e politici prêt-à-porter. Che quando si trattava di dare addosso a Virginia Raggi non si tiravano indietro, anche quando c’era da negare l’evidenza.

La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma afferma che il clan Casamonica, che da anni spadroneggia a Roma, è mafia

Così come i cinghiali continuano a pascolare indisturbati per la città, ma sono miracolosamente spariti da giornali e tv ora che il sindaco si chiama Roberto Gualtieri, allo stesso modo i clan spadroneggiano nella Capitale, anche se con l’addio della Raggi al Campidoglio le ruspe si sono fermate. Lo ha detto del resto la Corte d’Appello.

Casamonica uguale mafia!”, riassume il verdetto l’ex sindaca M5S di Roma in un post su Facebook a commento della sentenza, ribadendo quanto già accertato in primo grado sul conto della nota famiglia criminale della Capitale. “Ma in fondo – scrive la Raggi – lo sapevamo, noi romani lo abbiamo sempre saputo”. Che i Casamonica sono “un clan che da sempre gestiva i suoi affari criminali incutendo terrore tra i cittadini”.

Lo sa bene, del resto l’ex sindaca. “Quando all’alba di una fredda mattina di novembre del 2018 abbiamo abbattuto le 8 villette abusive che da sempre dominavano indisturbate la collinetta del Quadraro a simboleggiare il disprezzo delle Istituzioni e la capacità di imporre uno Stato nello Stesso, noi lo sapevamo – ricorda -“.

“Lo abbiamo letto negli occhi increduli e colmi di gioia – ha aggiunto l’ex sindaca M5S – delle persone che per anni avevano dovuto subire, troppo spesso in silenzio, senza sapere a chi chiedere aiuto. Abbiamo fatto semplicemente quello che le Istituzioni romane avevano smesso di fare da tempo: scegliere da che parte stare e abbiamo scelto senza alcuna paura quella dei tanti cittadini onesti!”.

Malgrado le conseguenze, anche personali, subite sulla propria pelle da chi, come la Raggi, è finito sotto scorta. “Siamo orgogliosi di avere fatto la nostra parte, di aver contributo ad abbattere un muro e aver ricominciato a far entrare aria pulita in questa città – conclude l’ex inquilina del Campidoglio -. Complimenti alla Procura di Roma, ai giudici, alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e al Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma che, con la loro inchiesta “gramigna” ( come l’erba infestante che va estirpata) hanno lavorato duramente per estirpare questi criminali dalla nostra bella città”.

La Corte d’Appello di Roma ha confermato la sentenza di primo grado e l’impianto accusatorio della Dda

Ma cosa ha stabilito la sentenza emessa lunedì sera dalla Corte d’Appello della Capitale? Semplice: che il clan Casamonica, che da anni spadroneggia nell’area est di Roma, è mafia. Confermando al termine del maxiprocesso alla famiglia che vedeva imputate circa 40 persone, tra cui anche i capi del sodalizio, la sentenza di primo grado che comminò condanne per circa 400 anni di carcere.

I giudici d’Appello hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio dei pm della Dda. Le condanne più alte sono state inflitte, dopo circa sei ore di camera di consiglio, ai vertici dell’organizzazione e in particolare nei confronti di Domenico (30 anni), Massimiliano (28 anni e 10 mesi), Pasquale (24 anni), Salvatore (26 anni e 2 mesi), Ottavio (17 anni) e Giuseppe (16 anni e 2 mesi).

Per i pm la “galassia Casamonica” è dotata di un indiscusso “prestigio criminale” nel panorama romano

Per i magistrati il clan opera in un “contesto delinquenziale più ampio, che possiamo chiamare la ‘galassia Casamonica’, dotata di un indiscusso ‘prestigio criminale’ nel panorama romano”. Una galassia formata da “diversi nuclei familiari in autonomia tra di loro ma tutti riconducibili a una medesima discendenza e connotati da un comune senso di appartenenza e da uno spirito di mutuo soccorso, dediti ad attività criminali tipiche delle tradizionali associazioni di stampo mafioso, quali usura, estorsione, intestazioni fittizie di beni, spaccio di droga”.