Balle, ritardi e carenze. Così sono scoppiate le Rsa della Lombardia. La Giunta regionale con le spalle al muro. Protezioni e personale insufficienti

Se ci saranno responsabilità penali, quelle le accerteranno i magistrati. Intanto, però, pare proprio che nella gestione delle Rsa lombarde, vero focolaio per mesi dell’emergenza coronavirus, responsabilità politiche siano più che evidenti. Ad evidenziarle, nero su bianco, è stato il consigliere regionale M5S Nicola De Marco (nella foto) che proprio in questi giorni ha ottenuto risposte scioccanti agli accessi agli atti presentati nelle scorse settimane e riguardanti proprio la gestione dell’emergenza sanitaria nelle residenze per anziani. “Le criticità – spiega De Marco, contattato da La Notizia – sono tante e diverse. Nessuno vuole cercare un caprio espiatorio, ma il disastro delle Rsa poteva e doveva essere evitato”.

Uno dei primi errori, di cui tanto si è parlato, è la decisione della Regione, guidata da Attilio Fontana, di inviare i pazienti guariti ma con una potenziale carica batterica ancora presente nelle Rsa. Ebbene, le stesse Residenze avevano segnalato che “la non volontà di candidarsi per accogliere i Covid+ all’interno delle loro strutture sociosanitarie”. A quanto pare, però, la richiesta non è stata ascoltata dalla giunta. Non solo. Prima ancora che scoppiasse il bubbone, le Azienda Sanitarie Territoriali – e, nella fattispecie, quelle milanesi, attenzionate da De Marco – hanno dovuto attivarsi per il monitoraggio delle Rsa senza che in un primo momento ci sia stata alcuna direttiva regionale: “Considerata la grave emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Covid-19, ATS ha fin dall’ultima settimana di febbraio, in attesa di eventuali disposizioni regionali, avviato un monitoraggio sulle strutture sociosanitarie, attraverso azioni proattive”, si legge nel documento visionato dal nostro giornale.

E a tutto questo, ovviamente, non poteva che unirsi anche la difficoltà di reperire i fatidici Dispositivi di Protezione Individuale. Nel documento, addirittura, si parla di “notevole difficoltà, espressa dalla maggior parte dei gestori, a reperire DPI dai fornitori”, a cui si è affiancata una seconda criticità, “nel reperire specialisti in malattie infettive e in cure palliative”, ed una terza, relativa al “personale sanitario e socioassistenziale”. Un disastro, dunque, che ancora oggi non è totalmente superato. E arriviamo, così, al buco forse più clamoroso. La Regione, infatti, solo il 30 marzo ha dato indicazione alle Rsa di modo che si facessero tamponi anche agli ospiti con sintomi.

Prima di quella data, quindi, il controllo veniva fatto solo agli ospedalizzati, con tutto quello che ovviamente ne è derivato. Insomma, le linee guida su cosa fare sono arrivate troppo tardi, nonostante le chiare richieste delle Rsa: “L’ultima settimana di febbraio e le prime due di marzo, hanno visto coinvolto tutto il personale della Vigilanza in contatti proattivi telefonici con i responsabili delle strutture”, si legge ancora nel documento. E ancora: “Dal contenuto delle numerose informazioni acquisite durante i contatti telefonici, è emerso un bisogno di guidare i gestori nell’organizzazione interna dell’emergenza sanitaria”. Appunto.

NO ALLA COMMISSIONE. Di tali problematiche, spiega De Marco, si sarebbe potuto parlare nella commissione regionale sulla gestione dell’emergenza ma dopo la nomina di Patrizia Biffi (Iv) ad opera della maggioranza e in spregio al volere delle opposizioni, “non ci sono le condizioni per partecipare”, spiega De Marco, confermando la linea del Movimento. “Resta il dubbio – continua il consigliere – che quella nomina sia un tentativo per insabbiare quanto sta emergendo in queste ore”. Anche proprio in relazione alle Rsa. Nel frattempo, si sta ancora lavorando ad una commissione “ombra” portata avanti da Pd e 5 Stelle. Che possa far emergere proprio errori e “distrazioni”.