Banca Intesa scopre Londra. Ma punta solo ai milionari. L’istituto apre un ufficio di private banking. Nessuno pensa al resto della comunità italiana

di Carola Olmi

Anche le banche italiane si accorgono che un pezzo di questo Paese si è trasferito nel Regno Unito e a Londra in particolare. Solo nella capitale britannica vive ormai mezzo milione di nostri connazionali. Come se due medie città si fossero spostate interamente. Questi italiani sono poi quasi tutti occupati e gli arrivi proseguono senza sosta. Si stima superino i duemila al mese. Una “Little Italy” che ha bisogno di servizi, anche finanziari. Di qui, con un tempismo non proprio da centometrista, visto che il fenomeno è in atto da tempo, Banca Intesa è tornata ad affacciarsi sul mercato inglese, puntando però come al solito solo alla crema, e non al resto della torta e dell’intera comunità italiana.

I RICCHI ABBONDANO
Buona parte degli italiani di Londra sono infatti benestanti o più che benestanti. Non a caso l’anno scorso il nostro è stato l’unico gruppo etnico ad avere aumentato la propria presenza nel mercato immobiliare di lusso. Per questi potenziali investitori Banca Intesa ha aperto il primo ufficio londinese di “private banking”, rivolto dunque a chi ha forti disponibilità economiche. E tutti gli altri? Tutti quelli che insieme muovono montagne di sterline? Purtroppo da anni le nostre banche pensano solo alla finanza e hanno perso lo spirito del mercato retail, troppo costoso e oneroso rispetto ai salotti buoni dove far girare milioni rende molto. Fin quando il banco paga. Un atteggiamento che ha contribuito non poco a far cadere l’economia reale. Con qeusto dna addosso, l’ultima mossa di Intesa non poteva essere diversa, e dunque la banca apre su un mercato ricco, ma puntando solo al pezzetto più pregiato. per far questo sono stati assunti una decina di banchieri, presi alle grandi banche internazionali che gravitano sulla City. “Vogliamo essere in un luogo in cui ci sono italiani in numero significativo e italiani ad alto reddito in numero altrettanto significativo”, ha detto il consigliere delegato di Banca Intesa, Carlo Messina, in un’intervista al Financial Times.

POCA VISION
Per Intesa si tratta comunque di un nuovo passo in direzione di un’internazionalizzazione che era passata in secondo piano negli anni della grande crisi del sistema finanziario. Se Unicredit si era aperta a molti mercati, dalla Germania all’Est europeo, Intesa era rimsata su una dimensione più domestica, nonostante sia oggi il quarto maggiore gestore del risparmio dell’Eurozona. Senza essere neppure a Londra.