Banco Popolare, dietro ai crediti ceduti spuntano i soliti giochetti. I pacchetti in mano a Marchi e de Vido, che hanno non pochi problemi

Il Banco Popolare dice di aver ceduto 1,7 miliardi di crediti difficili a un colosso svedese. Ma dietro spuntano i finanzieri Marchi e de Vido

Cosa non si fa per riuscire a pulire i bilanci bancari dalle ormai famigerate “sofferenze”, ovvero quei crediti di difficile riscossione. C’è chi addirittura passa per Stoccolma, seguendo quel periglioso percorso finanziario che si chiama cartolarizzazione, ma poi si ritrova in mano a finanzieri del Nord Est che magari sono grossi debitori di altre banche, anch’esse alle prese con crediti che non riescono a incassare. E’ un ginepraio, inutile nasconderselo, in una certa misura creato proprio per far perdere l’orientamento. Ma bisogna farci i conti, perché dietro c’è un business enorme. Si prenda il Banco Popolare, fresco di matrimonio con la Bpm (Banca Popolare di Milano). Per prepararsi al grande passo ha perfezionato tre operazioni di cessione di una consistente fetta di sofferenze: il 14 ottobre 2016 ha venduto npl per 618 milioni di valore nominale; il 1° ottobre del 2015 è stata la volta di un pacchetto del valore di 950 milioni; il 19 giugno del 2015 ha ceduto una fetta minore da 210 milioni.

L’ESITO
In tutto sono passate di mano sofferenze del Banco Popolare per 1,7 miliardi di valore nominale. Naturalmente nello stesso lasso di tempo ci sono state altre operazioni, ma la particolarità di questi npl da 1,7 miliardi è quella di essere stati ceduti allo stesso interlocutore. Si chiama Marte Spv, in pratica uno veicolo che serve a cartolarizzare i crediti ceduti. Cosa vuol dire? In sostanza questa società compra i crediti in sofferenza dal Banco Popolare. Per trovare i soldi effettua un’emissione obbligazionaria. A valle, per chiudere il cerchio, la stessa società veicolo utilizzerà i soldi derivanti dall’incasso effettivo dei crediti per rimborsare i suoi obbligazionisti. E’ un marchingegno che serve al Banco Popolare (così come a tutte le altre banche che cartolarizzano) per incassare subito i soldi. Naturalmente l’altra faccia della medaglia è che queste sofferenze vengono comprate dalle società veicolo a prezzo stracciato. Tra Italia ed Europa, per dire, la media ponderata di cessione delle sofferenze oscilla tra il 17,6 e il 22,3 del valore nominale. Ma il prezzo di vendita può anche essere inferiore se i crediti chirografari prevalgono su quelli assistiti da ipoteca. Ora, il Banco Popolare in queste tre occasioni ha annunciato in pompa magna la cessione dei pacchetti di crediti difficili alla Marte Spv, sottolineando come sia controllata dal colosso svedese Hoist. Traduzione: faccio l’operazione con un interlocutore importante, esperto del settore. Poi però, come ha fatto La Notizia, basta curiosare in uno degli accordi di cessione per scoprire che c’è molto di più. Se infatti i pacchetti di sofferenze sono stati inizialmente ceduti alla Marte Spv, controllata dagli svedesi di Hoist, in un secondo momento la stessa Marte ha conferito la relativa attività di riscossione alla Securitisation Services Spa. Ebbene, si scopre che quest’ultima ha sede a Conegliano (Tv), stessa via e stesso civico della Marte Spv.

IL DETTAGLIO
Di più, perché si scopre che il 99,8% della Securitisation Services è in mano a Banca Finint, stessa sede ancora a Conegliano, l’istituto finanziario dell’omonima Finint guidata da Enrico Marchi e Andrea de Vido. Parliamo di quei finanzieri del Nord Est famosi soprattutto per essere i detentori del pacchetto di maggioranza della Save (Aeroporto di Venezia). Dei due è soprattutto de Vido ad avere problemi con gli istituti di credito, essendo particolarmente esposto con Veneto Banca. Eppure nel caso del Banco Popolare, insieme al socio Marchi, si ripropone a caccia del business degli Npl. La stessa Securitisation Services, infine, subdelega la riscossione effettiva dei crediti del Banco Popolare alla Hoist Italia, filiale del colosso svedese che ritorna a valle del percorso. Il tutto per una serie di incredibili meandri dove è ancora ben annidato il business dell’immediato futuro italiano.

Twitter: @SSansonetti