Barazzetta: “Per la quarta generazione del nucleare mancano altri 10 anni”

Parla l'ingegnere ambientale, Stefano Barazzetta: "Chi dice il contrario mena il can per l’aia".

Barazzetta: “Per la quarta generazione del nucleare mancano altri 10 anni”

Nel governo c’è (ancora) aria di nucleare. Da Salvini a Pichetto Fratin sono diversi i membri del governo e della maggioranza che insistono sul ritorno a quel tipo di energia. Ne abbiamo parlato con Stefano Barazzetta, ingegnere ambientale che ha lavorato nel settore pubblico, nel settore finanziario tradizionale (private equity) e da una decina d’anni si occupa di impact investing (investimenti che coniugano ritorni finanziari con obiettivi sociali o ambientali) e collabora con alcune agenzie delle Nazioni Unite.

Il governo rilancia: vogliono essere loro quelli del “ritorno al nucleare”. Che ne pensa? Ma soprattuto è fattibile?
“Finora il governo si è prodotto in molte dichiarazioni sul ritorno al nucleare e pochissimi fatti. Quindi tutto è possibile ma per ora di passi concreti sul nucleare non se ne sono visti molti. Anzi, forse non se n’è visto proprio nessuno. Credo anche che ci sia parecchia confusione su quale tecnologia si voglia mettere in campo”.

Ma il governo parla di “nucleare di quarta generazione economico e sicuro”…
“Il governo parla spesso del nucleare “di quarta generazione economico e sicuro” ma non è chiarissimo nemmeno a che tipo di tecnologia si riferiscano. Ce ne sono diverse in fasi di sviluppo, nessuna delle quali disponibile per essere costruita oggi. Quindi questo contrasta sicuramente con il fare il nucleare “subito”. Se quella che si vuole utilizzare è una tecnologia ancora oggi in fase sperimentale è chiaro che si sta menando il can per l’aia”.

Quindi il nucleare di cui si parla non c’è?
“Tanto per intenderci quando si parla di “nucleare di quarta generazione” si parla di tecnologie che secondo le stime più ottimistiche non saranno disponibili prima di una decina d’anni, quindi oltre il 2030. Ripeto: nucleare subito di quarta generazione è un’affermazione che ha poco senso. Faccio anche notare che il ministro Pichetto Fratina – probabilmente per sviare l’attenzione dal nucleare che si utilizza oggi, quello a fissione tradizionale che in Occidente è fermo al palo da una trentina d’anni con moltissimi progetti cancellati e un solo reattore entrato in funzione in Finlandia – ha parlato spesso del nucleare “piccolo e modulare” e anche in questo caso stiamo parlando id una tecnologi in fasi di sviluppo. Tra l’altro quella che era la speranza più grande del nucleare modulare – gli SMR – ha il suo progetto più avanzato in quello di NuScale, una società americana, che proprio l’altro giorno è stato cancellato”.

Ma chi lo dovrebbe fare il nucleare in Italia?
“Questo è un punto che si omette sempre quando se ne parla. A questo proposito ricordo che circa della trentina di reattori la cui costruzione è iniziata dal 2017 a oggi solo quattro non sono di concezione cinese o russa. In occidente il nucleare attraversa una crisi tecnologica e industriale che va avanti da decenni e ovviamente non è immaginabile che il governo italiano affidi il progetto a russi e cinesi. Tra l’altro il governo non dice mai chi lo dovrebbe finanziare, il nucleare. E questo non è un dettaglio insignificante. Per le rinnovabili c’è la fila di investitori privati ma per il nucleare è il contrario”.

Pichetto Fratin qualche giorno fa ha detto “faremo depositi per le scorie in Italia”…
“Quello che posso dire è che del deposito se ne parla da anni, forse decenni. Io credo di avere assistito a una conferenza – era il 2008 o 2009 – in cui si parlava del deposito come di qualcosa dietro l’angolo. Invece siamo ancora qui. Come nel caso di costruzione di nuovi impianti anche nel caso di eventuali depositi mi sembra che il governo parli parecchio ma oggi di fatti se ne vedono pochi. Aspettiamo di vedere cosa succede ma non sarà un’impresa facile”.

La motivazione è sempre la stessa: “con le rinnovabili si torna al medio evo perché bastano”. Quanto c’è di vero?
“Ovviamente questo è completamente falso. Basta guardare quello che dicono le principali istituzioni che si occupano di energia e di clima come l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) e lo stesso Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) che vedono chiaramente nelle rinnovabili il futuro dell’energia. Se vediamo gli scenari per arrivare a emissioni pari a zero nette entro il 2050 prevedono di utilizzare per circa il 90% fonti rinnovabili. Quindi queste sono dichiarazioni antiscientifiche, irricevibili e non degne di un ministro. Al massimo si può discutere se con le rinnovabili si può arrivare a coprire il 100% e non solo il 90% dei consumi. Ma parliamo di una quota marginale”.

Ma come va il nucleare negli altri Paesi?
“Il trend nucleare nel mondo è differente nelle economie occidentali e in alcune emergenti. In Occidente il nucleare è sostanzialmente fermo da 20-30 anni. è stato messo in funzione un solo reattore in Finlandia che ha avuto ritardi clamorosi e costi triplicati. In generale ne è stata inviata la costruzione di 8 di cui 2 sono stati abbandonati per bancarotta. Il nucleare occidentale è in crisi Gli impianti sono sempre più vecchi e stanno arrivando intorno ai 40 anni che sono considerati la vita utile degli impianti. Ora c’è il problema di decidere se prolungare l vita a questi impianti (e non è un’operazione a costo zero). Anche la stessa Francia che è il Paese che più dipende dal nucleare non riesce a sviluppare nuovi progetti. Il piano Macron prevede la costruzione di nuovi reattori ma senza l’estensione della vita utile degli impianto esistenti la Francia si ritroverà con circa il 40% dell’energia prodotta dal nucleare in meno. Quindi anche loro prevedono di ridurre la dipendenza dal nucleare. E la stessa Francia intende puntare di più sulle rinnovabili perché costano meno e si mettono in campo più velocemente. In più si trovano investitori”.

E nei mercati emergenti?
“Lì lo Stato ha un ruolo primario, a partire dalla Cina che ha salvato il nucleare negli ultimi 10 anni. Il grosso dello sviluppo arriva da lì perché c’è un governo molto forte con un politica industriale molto forte che punta sul nucleare. MA la Cina è il Paese al mondo che sta puntando di più anche sulle rinnovabili”.

Come valuta l’azione di governo sulle rinnovabili?
“L’azione è ovviamente pessima. La triste realtà è che non è molto diversa dai governi precedenti con colori diversi.
Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, per un motivo o per l’altro, non hanno cercato di sostenere le rinnovabili ma anzi mi sembra che abbiano cercato di mettere il bastone alle ruote tramite burocrazie di vario tipo. La cosa è particolarmente assurda perché l’Italia è uno tra i Paesi in Europa che ha il potenziale solare più elevato ma è sfruttato molto poco. Ci sono Paesi del nord che hanno più fotovoltaico pro capite di quanto ne abbiamo noi. È uno spreco e un peccato ma tutto questo non è causale. Da un lato è causato da una visione molto vecchia dell’energia e dell’altro è legato al fatto che si vogliono tutelare le aziende fossili”.