Bari, Decaro lancia la sfida dopo la decisione di Piantedosi: “Se c’è un solo sospetto, sono pronto a rinunciare alla scorta”

Il sindaco di Bari Decaro si dice pronto a rinunciare alla scorta e sfida il Viminale dopo le verifiche per l'ipotesi di scioglimento.

Bari, Decaro lancia la sfida dopo la decisione di Piantedosi: “Se c’è un solo sospetto, sono pronto a rinunciare alla scorta”

Commosso, arrabbiato, di certo anche preoccupato. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, si sfoga, racconta dieci anni di lotta alla mafia. E si difende, da un attacco che non può essere rivolto a lui. Lui che da anni è sotto scorta proprio per il suo impegno contro la mafia. Ma che oggi finisce sotto accusa con la decisione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di avviare le verifiche per un eventuale scioglimento del Consiglio comunale di Bari. Decaro racconta, commosso fino alle lacrime e arrabbiato, dieci anni di denunce, episodi e fatti in cui, da sindaco, ha combattuto contro la mafia.

“Io non sono un supereroe, ho paura per me e per la mia famiglia”, racconta il primo cittadino barese dopo aver annunciato di essere pronto a rinunciare alla scorta: “Sono sotto scorta da 9 anni, se c’è solo l’anticamera di un sospetto sul sottoscritto allora rinuncio alla scorta, non posso essere considerato un sindaco antimafia e intanto il ministero mi chiede l’accesso per verificare se ci sono le condizioni per lo scioglimento”.

Un punto centrale, sottolineato anche dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, secondo cui ora “il sindaco Decaro è in pericolo: è già sotto scorta, se qualcuno gli dà l’impressione che il ministro dell’Interno, anziché difenderlo per le attività antimafia, lo inquisisce perché teme che ci sia qualcosa che non va per quello che ha fatto, lo si indebolisce. I mafiosi sono rapidissimi nel capire le cose. Sono un po’ più lenti al ministero dell’Interno”. 

La “difesa” di Decaro

Decaro esordisce in una conferenza stampa convocata dopo aver denunciato quanto successo via social parlando di un “atto di legittima difesa, non del sindaco o del Consiglio comunale ma della nostra città”. “Ho sempre garantito rispetto istituzionale ai governi che si sono succeduti in questi anni”, dice Decaro prima di esplodere, arrabbiato, per quello che secondo lui è un atto solo politico. 

Per il sindaco di Bari è “inquietante vedere che c’è un gruppo di parlamentari che hanno fatto una fotografia e hanno fatto una conferenza stampa per dire che hanno chiesto al ministro dell’Interno di sciogliere il Comune per mafia. Questa cosa mi ha inquietato”. Decaro parla di alcuni esponenti della maggioranza di governo, come il viceministro Francesco Paolo Sisto o il vicepresidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis, che “sono andati nella stanza di un membro del governo a chiedere di provare a sciogliere per mafia il comune di Bari”. Il tutto a pochissimi mesi dalle elezioni.

I candidati del centrodestra arrestati

Ma c’è un punto che Decaro ci tiene a sottolineare, ovvero che le persone “che sono state arrestate non erano candidate con la mia parte politica, ma con l’altra”. Il sindaco di Bari ricorda l’arresto della consigliera comunale, Francesca Ferri, eletta con la lista Di Rella sindaco, di centrodestra. Stessa lista in cui era stata eletta Maria Carmen Lorusso, “arrestata qualche giorno fa” per voto di scambio e moglie di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale.

Proprio Lorusso era poi passata nella maggioranza a sostegno di Decaro, senza però ricevere alcun incarico. Decaro ora racconta come dietro quella fotografia al ministero dell’Interno ci fosse un “disegno”, progettato dai parlamentari del centrodestra che “chiedono di sciogliere il Consiglio e che hanno candidato quelle persone”. Perché, come ricorda il sindaco, “Olivieri io l’ho cacciato dalla Multiservizi”. 

Per Decaro ora bisogna “combattere il trasformismo, perché quelle due persone che sono state arrestate sono rientrate nell’alveo della maggioranza”, dice ammettendo questa sua unica colpa. Mentre, evidenzia, “questa amministrazione in 10 anni non ha mai cambiato gli assessori, i consiglieri comunali sono quasi gli stessi, non abbiamo avuto un problema giudiziario”. Il sindaco conclude con un messaggio rivolto al centrodestra: “Non ho avuto paura dei boss, figurativi se devo avere paura di voi. Dei parlamentari, di D’Attis, del viceministro. Mi rimetto la fascia perché sono un uomo delle istituzioni e da tale aspetto la commissione, a cui daremo tutto il supporto e l’aiuto”.