Barracuda. Help: cercasi pubblicitari per aspiranti politici

In pochi ricorderanno lo slogan: “La forza tranquilla” utilizzato per la campagna di Mitterand, ma estrapolato da un discorso di Léon Blum del 1936. A rileggerlo oggi potrebbe essere utilizzato indistintamente per un uomo o per un prodotto. Perfino per lo spot di un film sui supereroi. Jacques Séguéla – uno dei più grandi pubblicitari – insegna che l’unica differenza fra un messaggio pubblicitario e quello politico (se poi ci fosse davvero una differenza) è nel messaggio che verrà rappresentato nel manifesto.  Séguéla (fin troppo ottimista) lavorerebbe, con il candidato, per comunicare una storia autentica, sincera e vera. Chi legge – io per esempio lo faccio in auto quindi velocemente e spesso distrattamente – dovrebbe riconoscersi in quel messaggio. Ritenerlo credibile.

Ma è davvero l’affidabilità la caratteristica che esprimono in questo momento e di cui sentiamo la necessità?

Non so se i social abbiano danneggiato o agevolato la comunicazione politica. Sicuramente hanno illuso che la popolarità avesse a che fare con il valore, la produttività, il lavoro del politico.

Questo miraggio ha avuto ripercussioni sui manifesti elettorali. La campagna è partita e i muri delle nostre città sono stati riempiti di facce sconosciute, slogan buffi, elementari, qualche volta perfino sgrammaticati.

Non c’è l’ombra di messaggi efficaci e credibili.

Metteresti la tua vita e quella dei tuoi cari in mano ad uno di loro o si sceglie con la stessa distrazione con cui si guardano in auto i manifesti e si ascoltano in televisione i candidati?

Abbiamo perso quel senso di appartenenza e responsabilità nei confronti delle nostre scelte o ci hanno confusi a tal punto da convincerci senza sforzi?

E soprattutto: dove sono andati a finire gli uffici stampa, i consulenti, i pubblicitari? Usateli! E se li state usando e questo è il risultato, allora cambiateli.

E voi uffici stampa: accettate solo di seguire la campagna di un uomo o di una donna che stimate.

Sempre Jacques Séguéla racconta che Gheddafi gli chiese di essere il suo pubblicitario offrendo un milione di dollari all’anno, per cinque anni. “Anche per cento milioni di dollari non avrei stretto la mano di Gheddafi”.

E forse la sua risposta è il motivo per cui abbiamo rinunciato alla forza del messaggio.

Oggi siamo impermeabili a tutto. Ci propinano balle tipo “chiuderemo i campi rom” senza spiegare dove li metterà, o fotografie di piani americani con i pollici alzati.

Non mi stupirebbe leggere presto anche un “ciaone” al posto del nome.

Proverebbe invidia perfino Cetto La Qualunque:  “Tu mi voti, ti trovo un lavoro e ti sistemo. Tu non mi voti, in tuculo a te e a tutt’a famiglia!”

Ridete? Il livello è quello, fateci caso. E poi segnalatecelo. Soprattutto  se riuscirete a trovare un programma più credibile del manifesto.

“Cosa farò per i poveri bisognosi? Non c’avevo pensato…Na’beata minchia!!”

Ecco. Cetto, almeno, è stato più onesto.