“Basta con liti e divisioni. Così danneggiamo i nostri candidati alle urne”. Per Dino Giarrusso il nuovo M5S dovrà ampliare la sua base pur nel solco della sua storia

Il nuovo M5S per l'europarlamentare Dino Giarrusso dovrà continuare a muoversi nel solco della sua storia.

“Basta con liti e divisioni. Così danneggiamo i nostri candidati alle urne”. Per Dino Giarrusso il nuovo M5S dovrà ampliare la sua base pur nel solco della sua storia

Il nuovo M5S? “Dovrà continuare a muoversi nel solco della sua storia, ma saranno fondamentali due novità: bisogna essere innanzitutto più compatti e poi occorre allargare la nostra base. Perché questi due anni al governo ci hanno fatto capire che se siamo compatti e abbiamo una base solida possiamo raggiungere importanti obiettivi convincendo anche partiti che inizialmente non erano d’accordo con noi”. In attesa di capire che veste avrà il Movimento del futuro, l’eurodeputato M5S Dino Giarrusso tratteggia quelli che potrebbero – e dovrebbero – esserne i contorni programmatici. In due parole: tradizione e innovazione al tempo stessso. La prima nei princìpi, la seconda nelle modalità. “Bisogna proseguire nel lavoro che abbiamo svolto – continua Giarrusso – Ma possiamo e dobbiamo essere più inclusivi”.

Sui temi, però, c’è chi vi dice che il tema della ‘casta’ si è esaurito e che, dunque, il M5S non ha più ragione di esistere…
È una doppia menzogna. Innanzitutto non è vero che le caste non esistono più. Prendiamo Roma: Virginia Raggi ha il merito di aver condotto una strenua battaglia contro le caste e il malaffare capitolini. E il risultato? Oggi siamo gli unici a sostenere la sua ricandidatura. Chi dice che la casta non esiste, mente sapendo di mentire. C’è poi una seconda bugia: dire che il Movimento esiste solo perché è “contro la casta” è falso.

Perché?
Pensiamo al Reddito di cittadinanza. È una misura che dopo anni di silenzio rompe il velo di ipocrisia sulle condizioni di disparità e sulla povertà assoluta in cui versano centinaia di migliaia di italiani.

Dunque c’è ancora molto da fare?
Esattamente. Noi abbiamo cominciato un progetto riformatore che deve essere portato avanti. Penso, ad esempio, alla battaglia sul salario minimo o alle tante battaglie contro la corruzione e contro le mafie.

Non crede però che questa fase di stallo rischia anche di danneggiare i candidati alle prossime amministrative?
Assolutamente sì. Ed è per questo che io sin da subito ho fatto un appello all’unità e alla mediazione. La cosa più facile in queste situazioni è portare avanti una battaglia di bandiera, fare il tifo e dire “io sono con questo” o “io sono con quest’altro”. Tutto ciò non ha senso. Dobbiamo ricordarci che questo non è il movimento di un singolo, ma il Movimento cinque stelle, che è innanzitutto una comunità.

Resta il capitolo Draghi. Finora il governo si è mosso in modo ondivago specie su temi cari ai Cinque stelle. A riguardo come dovrà porsi il nuovo M5S?
La nostra forza è sempre stata quella di aver lottato e lavorato su temi e singoli provvedimenti e non facendo battaglie ideologiche. Noi puntiamo ai temi, alle innovazioni, ai risultati concreti e così dobbiamo continuare a fare, ancora di più in futuro. Il governo Draghi non è il governo dei sogni, è nato per la sciagurata scelta di Renzi, dunque andiamo a guardare i temi concreti, e i provvedimenti, stando ben attenti a non vanificare quanto di buono è stato fatto nei due anni di governo Conte. Sul cashback, ad esempio, per me il governo ha sbagliato e deve riparare.