Basta zone franche di illegalità. A Roma serve un neo rinascimento. Parla Rampelli: “Altro che ruspa, ciò che occorre è la volontà politica”

Rampelli (FdI): "Chi sbaglia deve sapere che non resterà impunito. Ma riqualificare le periferie è una priorità"

“Non serve salire sulla ruspa, occorre volontà politica”. Fabio Rampelli, Roma la conosce bene. Conosce soprattutto la realtà delle periferie. Sotto la sua regia, alle ultime Comunali, il “suo” candidato di Fratelli d’Italia al VI Municipio, quello di Tor Bella Monaca, contese ai Cinque Stelle la presidenza al ballottaggio. L’unico strappato dal Centrodestra in una Capitale travolta dall’onda gialla dei grillini. Due anni dopo, il degrado che serpeggia nella giungla di torri e casermoni, simili a scatole di cartone rovesciate, che ti accoglie nel quartiere alla periferia est della Capitale, sembra quasi tollerabile di fronte ai fatti di San Lorenzo. Storico quartiere di Roma, a ridosso del centro della città, dove l’atroce omicidio di Desirée ha mostrato “quello che accade e che tutti sanno che accade”, accusa il vice presidente della Camera. “E cioè che esistono delle zone franche nelle quali tutto è consentito e che sono la manifestazione plastica dell’illegalità che ha ormai valicato i confini delle periferie, toccando anche il cuore della città. Vere e proprie enclave dove spesso la polizia decide di non entrare”, rincara l’esponente di Fratelli d’Italia.

Un’accusa molto pesante. Ne è così sicuro?
“Non dico nulla di nuovo. In alcune realtà le forze dell’ordine non hanno la forza per opporsi, a causa della carenza di personale dovuta al blocco del turnover. Ma non solo: esiste una tecnica precisa, una sorta di convenzione non scritta – che io non accetto – tra questori, prefetti e sindaci secondo la quale, per circoscrivere e controllare il fenomeno, queste zone franche vengono di fatto tollerate. E a rimetterci sono i cittadini onesti che sono costretti a conviverci”.

A giudicare dalle cronache degli ultimi giorni sembra la fotografia di ciò che accade e che è stato denunciato a San Lorenzo…
“E’ ciò che accade in tutti quei contesti in cui si tollera l’intollerabile. Dalla violazione della proprietà, pubblica e privata, alla clandestinità. Fino alle attività illecite: droga, prostituzione, racket e subaffitti. Avevamo del resto già denunciato il caso di Palazzo Curtatone, su è stata aperta un’inchiesta dalla Procura, dove gli occupanti abusivi subaffittano ai migranti irregolari. Per non parlare dei sotterranei delle Torri di Tor Bella Monaca, dove tutti sanno ciò che accade ma nessuno entra”.

Torniamo a San Lorenzo: lo spaccio di droga viene descritto come la principale piaga del quartiere…
“Di quel quartiere e non solo di quello. Il problema va ben oltre i confini della Capitale. Secondo l’Oedt, l’Osservatorio europeo sulla droga, l’Italia è il primo Paese per consumo di stupefacenti in età scolastica: il 35%, il 10% in più della media Ue. Questo vuol dire che, in alcune scuole, se non ti fai vieni trattato come un reietto”.

Salvini ha minacciato di tornare a San Lorenzo con la ruspa…
“Can che abbaia non morde. I cittadini onesti si aspettano che il Governo reprima i reati, altro che ruspa. Non serve la ruspa, per risolvere i problemi, serve la volontà politica. Faccio un esempio”.

Quale?
“Prendiamo il caso dei roghi tossici. Non si tratta di inseguire il ladro che ha appena commesso uno scippo. I roghi sono sempre lì, quasi sempre negli stessi posti. Basta un sistema di videosorveglianza per arrestare i responsabili. è un fenomeno che riguarda quattro città: Roma, Milano, Napoli e Torino. Cos’altro occorre, se non la volontà politica, per risolverlo?”.

Questa è la situazione. Ma come se ne esce?
“Innanzitutto si deve sapere che chi sbaglia paga. Nessuna tolleranza per i delinquenti. Almeno che non si voglia tornare ai tempi delle Brigate Rosse, all’atteggiamento buonista riservato allora ai cosiddetti ‘compagni che sbagliano’ che non ha fatto altro che alimentare un diffuso senso di complicità intorno ai terroristi. La linea di confine è e deve restare la legalità. Chi la oltrepassa va perseguito. Ma la repressione non basta”.

Cosa si può fare, oltre a ripristinare la legalità, per invertire un processo che in molti casi sembra ormai irreversibile?
“Serve uno scatto d’orgoglio, riqualificare le periferie creando, all’interno di ciascuna di esse, portici, piazze e fontane. Occorre svuotare i magazzini delle sovrintendenze e portare bellezza in questi centri, coinvolgendo i cittadini e stimolando il loro senso di appartenenza. Non è solo un fatto amministrativo, ma soprattutto culturale. Che dovrebbe coinvolgere associazioni, scuole, parrocchie, municipi e forze dell’ordine. In altre parole, serve un vero e proprio rinascimento urbano e civico”.