Bei sovranisti, Lega e FdI astenuti sul Recovery Fund. Centrodestra spaccato sugli aiuti Ue. Ma 5S e Pd si dividono sul Fondo Salva-Stati

Nei palazzi di Bruxelles, dopo l’intesa raggiunta a fatica sui 750 miliardi, nella cui partita l’Italia è riuscita a portarne a casa 209, ben 36 in più rispetto alla proposta di maggio, è arrivato il via libera alla risoluzione sulle conclusioni del Consiglio Ue, che ha tenuto a battesimo il Recovery fund e il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea.

IN ORDINE SPARSO. Una giornata certo, non senza malumori. Quando L’Europarlamento ha votato il testo presentato dai cinque maggiori gruppi (Ppe, S&D, Renew Europe, Verdi, Sinistra-Gue) si è consumata la prima spaccatura. Forza Italia, che fa parte del Ppe e che dall’inizio sul tema ha strizzato l’occhiolino alla maggioranza e al premier Giuseppe Conte, ha votato a favore insieme al Pd e al Movimento Cinque Stelle. Mentre Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti. Nonostante l’ennesima frattura del Centrodestra italiano, alla fine la risoluzione è stata approvata con 465 si, 150 no e 67 astenuti. Ma le divisioni tra Forza Italia e i partiti di Salvini e Meloni non sono certo passate inosservate in casa Cinque Stelle. “Per loro vengono prima i sovranisti dell’Italia”, ha sparato contro Lega e FdI l’eurodeputata grillina, Laura Ferrara. Se Atene piange, però, Sparta non ride. Ed in effetti, a Bruxelles  non se la passa bene neanche la maggioranza giallorossa. Nel campo Pd-M5S si è consumata l’altra spaccatura di giornata su un tema altrettanto delicato come il Mes. Che ha confermato le divergenze di opinioni già, del resto, emerse plasticamente in Italia. Sull’emendamento presentato dalla Lega e dal gruppo Identità e democrazia, che chiedeva di respingere l’utilizzo del Salva Stati finalizzato a stimolare l’economia in seguito alla crisi determinata dal Covid-19, i due principali azionisti della coalizione che sostiene il governo Conte si sono divisi. A favore dell’emendamento, alla fine bocciato, hanno votato Lega, FdI e M5S. Ai 560 voti contrari si sono invece sommati quelli degli eurodeputati del Pd, Azione, Italia Viva e Forza Italia. Una frattura che, certamente, rischia di fare danni più seri quando sulla questione sarà chiamato a pronunciarsi il Parlamento italiano. Intanto l’assemblea presieduta da David Sassoli,  ha inviato un messaggio chiaro sul prossimo bilancio Ue 2021-2027. Si tratta dei fondi che per i prossimi sette anni permetteranno di stabilire e mettere in pratica le priorità politiche dell’Unione. I tagli fatti ai “programmi orientati al futuro” sono stati definiti inaccettabili. Sotto accusa  ci sono in particolare le riduzioni ai danni di programmi comunitari come Erasmus, Horizon (ricerca), Just Transition Fund (transizione verde), Difesa, Healthcare (Salute), migrazione e asilo. Sul Recovery Fund, definito nella risoluzione una “mossa storica”, Strasburgo vuole contare di più sottolineando “la necessità di un’associazione del Parlamento alla governance del Recovery Fund”. Altro nodo da sciogliere sono le risorse proprie con cui viene alimentato il bilancio. L’Europarlamento chiede un calendario preciso con  due priorità nel primo anno, ovvero il 2021: la plastic tax e il sistema per lo scambio di quote di emissione di gas serra (Ets). Ma è un punto su cui gli Stati membri non si sono mai messi d’accordo. In più questo capitolo prevede anche un passaggio a livello di Parlamenti nazionali. E non è tutto. Problemi in vista anche sul legame tra rispetto dello Stato di diritto e accesso ai fondi Ue, troppo annacquato per la maggioranza degli eurodeputati. Orbàn è avvisato.